martedì 5 giugno 2018

Diamanti come investimento: pro e contro

Il diamante da investimento è il termine che viene dato al diamante quando viene utilizzato come bene rifugio, reale e tangibile, garantito da certificazioni internazionali. 
Il diamante appartiene alla categoria degli 'Investments of Passion', come l'arte, i gioielli, gli orologi, le auto d'epoca e i vini da collezione, tutti beni che spesso vengono anche inserito nel capitale dei cosiddetti "Fondi illiquidi". 
È un prodotto da investimento a lungo/lunghissimo termine, utile per diversificare il portafoglio finanziario[1]. 
Storicamente il diamante si è sempre rivalutato andando ad affiancarsi all'oro come bene rifugio per eccellenza, anche se il diamante è solo "fisico" mentre l'oro può essere "fisico" ma anche "cartaceo", il cosiddetto "oro finanziario", sostanzialmente un contratto derivato scambiato nei mercati borsistici[2]. 
Come un qualsiasi bene di consumo, il diamante da investimento in tutta Europa paga l'IVA (in Italia 22%); deve essere acquistato presso operatori seri e trasparenti e l'acquisto richiede attenzione alla qualità, al prezzo dei diamanti scelti e alle garanzie offerte dal venditore [3], tra le quali deve esserci l'impegno contrattuale al ricollocamento finale. 
Il diamante inteso come investimento è oggi in Italia in qualche modo disciplinato anche dalle due decisioni dell'Antitrust del 30-10-2017. Ciò che l’Autorithy ha statuito (nei procedimenti PS 10677 – provvedimento 26757 / PS10678 – provvedimento 26758 ) è che il modello contrattuale adottato da intermediarie e banche è legittimo e valido, purché non vengano adottate modalità aventi natura ingannevole (contestazione sub A) ovvero costituenti violazione del Codice del Consumo (contestazione sub B). L’Antitrust (sub par 193 del PS 10677) afferma esplicitamente che “va riconosciuta la libertà del professionista di determinare il prezzo del bene o dei servizi venduti”, purchè detto prezzo venga correttamente esplicitato con riferimenti ai beni e servizi che rappresenta. Ed ancora ( sub par 195 del PS 10678 ) “ si ribadisce a tal proposito che ciò che qui non si contesta non è il livello del prezzo praticato dall'intermediario (corsivo nostro) – che il professionista può determinare come meglio crede sulla base del proprio apprezzamento delle condizioni di mercato – quanto piuttosto il fatto che nelle specifiche circostanze del caso, tale prezzo venga ingannevolmente presentato come quotazione”. Quindi non vi è alcun profilo di illiceità nel prospettare ad un cliente l'investimento in diamanti. E’ invece scorretto presentarlo come se fosse un investimento finanziario basato su di un indice ufficiale. Anche se venduto attraverso canali finanziari come le banche, il diamante da investimento non dispone di un prospetto informativo e non è regolato da normative specifiche come avviene per la compravendita dell'oro per cui esiste un'apposita legge N. 7/2000 del 17.01.2000 [1]. 
Non produce rendimento, non ha cedole come le obbligazioni, non distribuisce dividendi come le azioni. La CONSOB, con Comunicazione n. DTC/13038246 del 6-5-2013 aveva stabilito, in relazione al diamante da investimento, che non si versa in una fattispecie di investimento di natura finanziaria - e dunque di prodotto finanziario – ed ha così escluso l'applicabilità, alle relative operazioni, della complessiva disciplina dettata in materia di offerta al pubblico, ivi inclusa quella concernente la pubblicità. la CONSOB ribadisce ora, con provvedimento del 31 gennaio 2017 che “la disciplina di trasparenza e correttezza sui servizi di investimento non è di per sé applicabile alla vendita di diamanti o di altri beni materiali anche qualora avvenga tramite il canale bancario né, in tali casi, è prevista la pubblicazione di un prospetto informativo”. 
La CONSOB invita intermediari ed acquirenti ad affrontare il tema dell’investimento adottando il generale principio della prudenza e specificando che deve attuarsi secondo determinate modalità. È, in ogni caso, di fondamentale importanza che i potenziali acquirenti siano informati che si tratta di investimenti che possono presentare rischi non immediatamente percepibili. 
La CONSOB richiama, quindi, l'attenzione del pubblico su tale circostanza e sulla necessità di prestare la massima cautela nell'effettuare tali operazioni. Rispetto ai prodotti finanziari più classici, non esiste una quotazione ufficiale o un fixing[4]. Esiste un prezzo confermato ogni giorno attraverso gli scambi di milioni di US$ che avvengono al livello del mercato all'ingrosso tra gli operatori ad Anversa, Mumbai, New York, Hong Kong, Ramat Gan, Shanghai, in diretta correlazione con quanto avviene a livello del mercato al dettaglio. Queste quotazioni si trasferiscono nel Rapaport Diamond Report che è il listino di prezzi di riferimento all'ingrosso per diamanti tagliati più autorevole e utilizzato su scala mondiale. La quotazione è in dollari americani. 

Prezzi 
I prezzi all’ingrosso dei Diamanti tagliati non sono frutto di un caso, ma esprimono l’incrocio di vari fattori che, se non sono tutti matematicamente né statisticamente aggregabili fra loro, sono tutti calcolabili. 
Esistono al mondo alcuni listini all’ingrosso affidabili e tra essi il Listino Rapaport è il più seguito, anche se le avvertenze di cui tenere conto nella considerazione dei numeri pubblicati in esso sono numerose e tutte altrettanto importanti e comprensibili solo dagli addetti ai lavori. A seconda dei listini comunque, i valori riferibili ai prezzi sono sistemati all’interno di una griglia che, anche se a seconda dei vari emittenti hanno diverse cadenze di pubblicazione, in realtà vengono calcolati ogni giorno o anche più volte nello stesso giorno, a seconda delle richieste o anche del quadro macroeconomico generale, nel senso che se viene data la notizia di una immissione suppletiva di grezzo nel mercato o il Governatore della Federal Reserve annuncia una manovra che presumibilmente influirà sul carry del dollaro americano rispetto ad altre valute, tutto viene ricalcolato. 
A seconda della loro posizione sulla griglia di prezzo i numeri riferiti ai Diamanti tagliati sono determinati da un processo attraverso il quale sono sottoposti a screening per anomalie, vengono scomposti e vengono loro applicati vari algoritmi. Questo processo avviene prima che i prezzi siano resi disponibili al pubblico. A questo proposito l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), nel Bollettino Settimanale Anno XXVI – n. 41, pubblicato sul sito www.agcm.it il 30 ottobre 2017, in riferimento alle attività operate da una delle aziende majors del settore in Italia, sotto il capitolo intitolato “Evidenze acquisite” al paragrafo III.2 a p. 18, ma anche in molte altre parti del Bollettino, dice che tra i listini di riferimento del settore diamantifero c’è evidentemente – e per le ragioni esposte prima – il Listino Rapaport, ma che: “30. Altro qualificato punto di riferimento è IDEX (International Diamond Exchange), una piattaforma online per il commercio all’ingrosso di diamanti da parte di professionisti del settore, localizzati nei principali centri di scambio dei diamanti. I valori riportati da IDEX sono basati sui prezzi pagati nelle transazioni realizzate attraverso la piattaforma stessa. IDEX mette a disposizione degli operatori un Indice dei prezzi e le quotazioni in tempo reale di varie tipologie di diamanti. 31. Inoltre, per il mercato al dettaglio, l’IDEX pubblica mensilmente il c.d. Diamond Retail Benchmark o DRB, che fornisce un valore di riferimento per il prezzo al dettaglio di un diamante con determinate caratteristiche di caratura, colore, taglio e purezza della pietra. Il DRB è ottenuto calcolando il prezzo più elevato offerto per l’acquisto di diamanti delle caratteristiche specificate e aggiungendovi una stima del mark-up praticato dai negozi al dettaglio di fascia elevata (che forniscono il massimo livello di servizio e trattano le pietre migliori), al fine di ottenere una sorta di “ceiling” che permetta ai dettaglianti di praticare sconti diversificati sulla base delle caratteristiche della pietra (assenza di certificazioni, elevata fluorescenza, bassa simmetria, ecc.) e del livello di servizio offerto. 32. I prezzi all’ingrosso di Rapaport e quelli al dettaglio dell’IDEX sono espressi in dollari statunitensi e presentano una correlazione positiva, trattandosi di mercati influenzati da fattori comuni quali, ad esempio, le dinamiche globali della produzione/offerta e della domanda dei diamanti.”
Innanzitutto, nella realtà del mondo diamantifero il concetto di benchmark non può esistere perché, come ad esempio in campo finanziario, si tratta di un parametro oggettivo di riferimento, costituito facendo riferimento ad indicatori finanziari elaborati da soggetti terzi e di comune utilizzo, come possono essere gli indici azionari, cosa che ne definisce appunto il carattere oggettivo. Nel mondo dei diamanti l’oggettività non esiste per la semplice ragione che non c’è un diamante che sia uguale all’altro, anche se i certificati gemmologici dicono che sono uguali in riferimento ad esempio alle 4C. Infatti Rapaport, che dichiara la soggettività di stabilimento del prezzo in ogni sua pubblicazione e che comunque per la sua obbiettività viene seguito in tutto il mondo, non parla mai di benchmark né di oggettività. 
Appare quindi spropositata l’importanza che viene data al listino IDEX, che è apparsa nei mercati diamantiferi decenni dopo Rapaport con l’intento di creare un listino prezzi alternativo il quale viene seguito solo in riferimento a determinate carature che variano a seconda dei mercati, tipo Cina e India; ma non è tutto. Rapaport e il suo team elaborano a cadenza bisettimanale i dati dei maggiori produttori, degli acquirenti istituzionali sia di tagliato che di grezzo e raccogliendo anche le istanze dei maggiori istituti gemmologici per poter pubblicare il listino a cadenza settimanale; IDEX stabilisce dei prezzi e non dichiara affatto le basi di formulazione di questi prezzi, se non usando formule commerciali o generiche del tipo: “dati di mercato”. 
Il dispositivo che si legge nelle comunicazioni della Commissione Antitrust riportate sopra affida il concetto di benchmark ai listini IDEX, ma il motivo sta nel fatto che la IDEX dichiara in una pagina del sito aziendale che ha elaborato un suo benchmark per i diamanti dando delle spiegazioni non chiare su come questo venga fatto. 
Questo benchmark personale e soggettivo non ha nulla a che fare con il comune benchmark finanziario il quale deve avere:
  trasparenza: gli indici sono calcolati con regole chiare, semplici e replicabili autonomamente dagli investitori;
  rappresentatività: gli indici sono rappresentativi di quel tipo di mercato;
  replicabilità: gli indici sono replicabili con attività acquistabili direttamente sul mercato. 

Per meglio comprendere la faccenda, in Italia uno dei benchmark più diffusi in riferimento alle Blue chip della borsa italiana è l'indice azionario FTSE MIB. La confusione non aiuta le buone pratiche di mercato. Per meglio capire la questione della pressochè totale mancanza di oggettività nel Diamante e quindi l’impossibilità oggettiva di costituire un benchmark di settore, bisogna per un momento dimenticare l’assunto (fatto proprio da IDEX, ad esempio), che il prezzo viene determinato dal rapporto tra domanda e offerta. A livello mondiale e in generale, l’andamento dei prezzi dei Diamanti segue un incremento continuo e significativo che, a seconda delle varie tipologie, esprime valori diversi. Questi incrementi a livello mondiale movimentano il mercato globale del Diamante da decenni e scontano, cioè comprendono gli interessi, il fatturato globale, gli indici di occupazione e rioccupazione del settore, insieme a varie altre funzioni come l’indotto commerciale. 
La spiegazione sintetica della formazione del prezzo del Diamante da Investimento e dei relativi rendimenti aggrega gruppi di dati provenienti dalle fonti disponibili come la tipologia del diamante, le valute in cui acquisti e vendite sono trattati, la congiuntura economica riferita ai paesi di maggior consumo per indici macroeconomici, la domanda e l’offerta del settore diamanti, gli allineamenti dei prezzi relativi a ogni singola operazione, la disponibilità di materiale di estrazione (fattore sempre in aumento in quanto le fonti sono in continua riduzione – Bain & Co, 2016) e la risultante dell’incrocio tra i vari sottosettori del mercato del diamante; quindi non si tiene conto della collocazione commerciale e degli aumenti percentuali dovuti a questo. 
In riferimento al diamante inteso come investimento, possiamo parlare di prezzo e non di quotazione, la quale seconda implicherebbe delle elaborazioni di dati provenienti da fonti ufficiali che il diamante non possiede, e la formazione del prezzo avviene seguendo la teoria dei ricarichi, ben nota a livello assicurativo. il prezzo è composto dal diamante/i per una quota che dovrebbe essere non inferiore al 70%; dai servizi forniti da terzi (5 - 10%); dai servizi forniti da chi colloca materialmente il prodotto al cliente finale (12 - 17%); dal margine operativo che lo sostiene (10 - 15%)., il quale è una precisa garanzia per il cliente in quanto garantisce la buona gestione dell'azienda che assumerà il mandato a ricollocare. 
Lo scopo primario dell'investimento in diamanti non è quello di arricchire il patrimonio bensì di proteggerlo dalle turbolenze, guardando al lungo periodo. 
I diamanti sono destinati a mantenere il loro valore nel tempo perché, per la loro rarità, la domanda supererà sempre l'offerta: si tratta perciò di un investimento che protegge il capitale di chi lo sceglie. Investire in diamanti significa anche tesaurizzare, ovvero conservare e valorizzare il proprio patrimonio nel lungo periodo [5] . 
Tra le fonti più importanti a sostegno di questa strategia di tutela del patrimonio vediamo Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo, dire che non si è mai pentito di aver acquistato diamanti (2 Maggio 2011, IDEX Online Staff Reporter, secondo un articolo dell'Omaha World-Herald). 
Il diamante inteso come investimento è un buon stabilizzatore del portafoglio. Cosa dice la letteratura scientifica sul diamante come stabilizzatore del portafoglio Auer, (in B. R. 2014, Could diamonds become an investor's best friend? Review of Managerial Science 8 (3), pp. 351-383) dice che “… il ruolo dei diamanti nel sistema finanziario globale è sotto intensa discussione nei mezzi finanziari perché i singoli investitori e i gestori di portafogli hanno iniziato a considerarli come potenziali investimenti. 
Per affrontare il crescente interesse dei diamanti, questo articolo esamina la performance storica degli investimenti in vari tipi di qualità diamante. Inoltre, esamina la loro relazione con il rischio di borsa e di cambio. 
In particolare, ci concentriamo su due importanti domande di investimento pratico: i diamanti possono funzionare come una copertura o un rifugio sicuro contro la volatilità del mercato azionario o le fluttuazioni del dollaro statunitense? 
I diamanti possono essere considerati come diversificatori efficaci in un portafoglio o un contesto di portafoglio valutario? 
I principali risultati sono i seguenti:
 (1) La performance degli investimenti dei diamanti è inferiore a quella dell'oro e dell'argento. 
(2) I diamanti hanno agito solo come una debole copertura e un rifugio debole contro i ribassi dei mercati azionari e il rischio di cambio associato al dollaro USA. 
(3) Nei portafogli globali di borsa e titoli monetari, i diamanti da 1,0 carato mostrano importanti potenziali di diversificazione in quanto possono aumentare le prestazioni del portafoglio in misura economicamente significativa. 
È interessante notare che questo risultato finale è abbastanza robusto per la scelta della misura di prestazioni.” 
Auer e Schuhmacher, nel 2013 in Diamonds - A precious new asset? International Review of Financial Analysis 28, pp. 182–189, dicono che i diamanti “… possono aumentare le prestazioni del portafoglio in misura economicamente significativa”. 
Lo studio di Bain & Company, The Global Diamond Report 2013 and 2014 afferma che la richiesta di diamanti è ai suoi massimi storici, anche grazie alla Cina, e che è previsto un incremento dei prezzi almeno fino al 2024. 
Il Barclays Wealth and Investment Management di Barclays Bank, nella ricerca del 2012 intitolata Profit or Pleasure? Exploring the motivations behind treasure trends,afferma che “…i diamanti tagliati e certificati sono spesso apprezzati in genere come un modo per conservare il valore del proprio denaro. 
Un sondaggio del 2012 di Barclays Bank ha rilevato che quasi un terzo dei proprietari di pietre preziose le possiede per garantirsi una sicurezza nel caso che gli altri investimenti non andassero bene.” 
Due report di Bloomberg del 2015, Diamonds Aren’t Forever for Botswana as Mining Boom Fades Away, commissionato da SDIX e un altro commissionato da Citibankintitolato Monday Mining Minutes: Gold, Diamonds and Art, 16 November 2015, pp. 5-14, dicono che "La diversificazione nei diamanti aiuta ad aumentare i rendimenti per lo stesso livello di rischio". Ma Bloomberg lo confermava ancora nel 2004 in Bloomberg, Citibank, 2015. Heyman, J. E., Orhun Y. and Ariely, D., 2004. Auction fever: The effect of opponents and quasi-endowment on product valuations. Journal of Interactive Marketing Vol 18 / No. 4 / Autunno 2004. 
Low, Yao e Faff nel 2015 in Diamonds vs. Precious Metals: What shines brightest in your investment portfolio. UQ Business School, University of Queensland, Brisbane, 4072, Australia, hanno scoperto che i diamanti hanno fornito prestazioni soddisfacenti quando i mercati sono stati molto volatili e che quindi dovrebbero essere inclusi in un portafoglio per il loro potenziale ruolo di copertura. Renneboog, L., Spaenjers, C. nel 2012 in Hard assets: The returns on rare diamonds and gems. Finance Research Letters 9 (4), pp. 220–230, hanno rilevato, riferendosi al periodo 2003-2010, rendimenti annuali reali del 10% per i diamanti incolori, il 5.5% per i diamanti di colore o Fancy color e il 6.8% per le altre gemme, ad esempio tagli fantasia. Questi autori hanno anche evidenziato che i rendimenti dei diamanti incolori e colorati hanno superato quelli espressi dal mercato azionario in quel periodo di tempo. 
I ritorni sugli investimenti in diamanti sono stati positivi rispetto ai rendimenti del mercato azionario e gli autori hanno concluso che questi andamenti confermano le precedenti prove sull'importanza positiva degli effetti della domanda di diamanti[6]. 
Il diamante da investimento deve essere sempre accompagnato da un certificato rilasciato da un istituto gemmologico che attesti le caratteristiche delle cosiddette quattro C [2], stabilite dallo standard di classificazione definito dal Gemological Institute of America e utilizzato da tutti gli Istituti Gemmologici Internazionali. Il mercato dei diamanti naturali vale, su scala globale, oltre 70 miliardi di US$ [7]. 
Le maggiori compagnie minerarie che estraggono i diamanti naturali grezzi sono Alrosa, De Beers del Gruppo Angloamerican, Rio Tinto Group, Dominion Diamond Corporation [8] . 

Note

1. ^ Pieremilio Gadda, Risparmio, dai diamanti ai certificati: sette vie per allargare gli orizzonti, in Corriere della Sera, 9 giugno 2016. URL consultato il 5 maggio 2018. 
2. ^ Dall'Omo T., De Casa C.A., Tosoni M., Vallotto C., Bizzotto G., p. 125-133 
3. ^ 'Lucilla Incorvati, Diamanti e gioielli, in Il mercato di oro e gioielli, Corso pratico di educazione finanziaria, Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2016, p.56' 
4. ^ Sandra Riccio, Affari d’oro con i diamanti - A caccia del 3,5% all’anno, in La Stampa, 29 aprile 2016, p. 13. URL consultato il 5 maggio 2018 (archiviato il N/D) . 
5. ^ 'Francesca Monti, L'altra faccia del portafoglio, in Corriere della Sera, 13 giugno 2016, pagina 31' 
6. ^ Bizzotto G., Dall'Omo T., p. 106-112 
7. ^ 'Francesca Vercesi, I diamanti, un rifugio frequentato, in Corriere della Sera, 3 maggio 2016, p.36' 
8. ^ 'Lucilla Incorvati, Tutte le cautele per investire al meglio, in Il mercato di oro e gioielli, Corso pratico di educazione finanziaria, Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2016, p. 52' 

Bibliografia
Dall'Omo T., De Casa C.A., Tosoni M., Vallotto C., Bizzotto G., Oro, Trading e Finanza, Farelibri Editore, 2016, ISBN 978-88-940766-2-2
Bizzotto G., Dall'Omo T., Diamanti e Finanza, 1ª ed., Treviso, Espressioni di Marca Aperta, 2014, ISBN 9788890928741. Voci