martedì 5 giugno 2018

Diamanti come investimento: pro e contro

Il diamante da investimento è il termine che viene dato al diamante quando viene utilizzato come bene rifugio, reale e tangibile, garantito da certificazioni internazionali. 
Il diamante appartiene alla categoria degli 'Investments of Passion', come l'arte, i gioielli, gli orologi, le auto d'epoca e i vini da collezione, tutti beni che spesso vengono anche inserito nel capitale dei cosiddetti "Fondi illiquidi". 
È un prodotto da investimento a lungo/lunghissimo termine, utile per diversificare il portafoglio finanziario[1]. 
Storicamente il diamante si è sempre rivalutato andando ad affiancarsi all'oro come bene rifugio per eccellenza, anche se il diamante è solo "fisico" mentre l'oro può essere "fisico" ma anche "cartaceo", il cosiddetto "oro finanziario", sostanzialmente un contratto derivato scambiato nei mercati borsistici[2]. 
Come un qualsiasi bene di consumo, il diamante da investimento in tutta Europa paga l'IVA (in Italia 22%); deve essere acquistato presso operatori seri e trasparenti e l'acquisto richiede attenzione alla qualità, al prezzo dei diamanti scelti e alle garanzie offerte dal venditore [3], tra le quali deve esserci l'impegno contrattuale al ricollocamento finale. 
Il diamante inteso come investimento è oggi in Italia in qualche modo disciplinato anche dalle due decisioni dell'Antitrust del 30-10-2017. Ciò che l’Autorithy ha statuito (nei procedimenti PS 10677 – provvedimento 26757 / PS10678 – provvedimento 26758 ) è che il modello contrattuale adottato da intermediarie e banche è legittimo e valido, purché non vengano adottate modalità aventi natura ingannevole (contestazione sub A) ovvero costituenti violazione del Codice del Consumo (contestazione sub B). L’Antitrust (sub par 193 del PS 10677) afferma esplicitamente che “va riconosciuta la libertà del professionista di determinare il prezzo del bene o dei servizi venduti”, purchè detto prezzo venga correttamente esplicitato con riferimenti ai beni e servizi che rappresenta. Ed ancora ( sub par 195 del PS 10678 ) “ si ribadisce a tal proposito che ciò che qui non si contesta non è il livello del prezzo praticato dall'intermediario (corsivo nostro) – che il professionista può determinare come meglio crede sulla base del proprio apprezzamento delle condizioni di mercato – quanto piuttosto il fatto che nelle specifiche circostanze del caso, tale prezzo venga ingannevolmente presentato come quotazione”. Quindi non vi è alcun profilo di illiceità nel prospettare ad un cliente l'investimento in diamanti. E’ invece scorretto presentarlo come se fosse un investimento finanziario basato su di un indice ufficiale. Anche se venduto attraverso canali finanziari come le banche, il diamante da investimento non dispone di un prospetto informativo e non è regolato da normative specifiche come avviene per la compravendita dell'oro per cui esiste un'apposita legge N. 7/2000 del 17.01.2000 [1]. 
Non produce rendimento, non ha cedole come le obbligazioni, non distribuisce dividendi come le azioni. La CONSOB, con Comunicazione n. DTC/13038246 del 6-5-2013 aveva stabilito, in relazione al diamante da investimento, che non si versa in una fattispecie di investimento di natura finanziaria - e dunque di prodotto finanziario – ed ha così escluso l'applicabilità, alle relative operazioni, della complessiva disciplina dettata in materia di offerta al pubblico, ivi inclusa quella concernente la pubblicità. la CONSOB ribadisce ora, con provvedimento del 31 gennaio 2017 che “la disciplina di trasparenza e correttezza sui servizi di investimento non è di per sé applicabile alla vendita di diamanti o di altri beni materiali anche qualora avvenga tramite il canale bancario né, in tali casi, è prevista la pubblicazione di un prospetto informativo”. 
La CONSOB invita intermediari ed acquirenti ad affrontare il tema dell’investimento adottando il generale principio della prudenza e specificando che deve attuarsi secondo determinate modalità. È, in ogni caso, di fondamentale importanza che i potenziali acquirenti siano informati che si tratta di investimenti che possono presentare rischi non immediatamente percepibili. 
La CONSOB richiama, quindi, l'attenzione del pubblico su tale circostanza e sulla necessità di prestare la massima cautela nell'effettuare tali operazioni. Rispetto ai prodotti finanziari più classici, non esiste una quotazione ufficiale o un fixing[4]. Esiste un prezzo confermato ogni giorno attraverso gli scambi di milioni di US$ che avvengono al livello del mercato all'ingrosso tra gli operatori ad Anversa, Mumbai, New York, Hong Kong, Ramat Gan, Shanghai, in diretta correlazione con quanto avviene a livello del mercato al dettaglio. Queste quotazioni si trasferiscono nel Rapaport Diamond Report che è il listino di prezzi di riferimento all'ingrosso per diamanti tagliati più autorevole e utilizzato su scala mondiale. La quotazione è in dollari americani. 

Prezzi 
I prezzi all’ingrosso dei Diamanti tagliati non sono frutto di un caso, ma esprimono l’incrocio di vari fattori che, se non sono tutti matematicamente né statisticamente aggregabili fra loro, sono tutti calcolabili. 
Esistono al mondo alcuni listini all’ingrosso affidabili e tra essi il Listino Rapaport è il più seguito, anche se le avvertenze di cui tenere conto nella considerazione dei numeri pubblicati in esso sono numerose e tutte altrettanto importanti e comprensibili solo dagli addetti ai lavori. A seconda dei listini comunque, i valori riferibili ai prezzi sono sistemati all’interno di una griglia che, anche se a seconda dei vari emittenti hanno diverse cadenze di pubblicazione, in realtà vengono calcolati ogni giorno o anche più volte nello stesso giorno, a seconda delle richieste o anche del quadro macroeconomico generale, nel senso che se viene data la notizia di una immissione suppletiva di grezzo nel mercato o il Governatore della Federal Reserve annuncia una manovra che presumibilmente influirà sul carry del dollaro americano rispetto ad altre valute, tutto viene ricalcolato. 
A seconda della loro posizione sulla griglia di prezzo i numeri riferiti ai Diamanti tagliati sono determinati da un processo attraverso il quale sono sottoposti a screening per anomalie, vengono scomposti e vengono loro applicati vari algoritmi. Questo processo avviene prima che i prezzi siano resi disponibili al pubblico. A questo proposito l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), nel Bollettino Settimanale Anno XXVI – n. 41, pubblicato sul sito www.agcm.it il 30 ottobre 2017, in riferimento alle attività operate da una delle aziende majors del settore in Italia, sotto il capitolo intitolato “Evidenze acquisite” al paragrafo III.2 a p. 18, ma anche in molte altre parti del Bollettino, dice che tra i listini di riferimento del settore diamantifero c’è evidentemente – e per le ragioni esposte prima – il Listino Rapaport, ma che: “30. Altro qualificato punto di riferimento è IDEX (International Diamond Exchange), una piattaforma online per il commercio all’ingrosso di diamanti da parte di professionisti del settore, localizzati nei principali centri di scambio dei diamanti. I valori riportati da IDEX sono basati sui prezzi pagati nelle transazioni realizzate attraverso la piattaforma stessa. IDEX mette a disposizione degli operatori un Indice dei prezzi e le quotazioni in tempo reale di varie tipologie di diamanti. 31. Inoltre, per il mercato al dettaglio, l’IDEX pubblica mensilmente il c.d. Diamond Retail Benchmark o DRB, che fornisce un valore di riferimento per il prezzo al dettaglio di un diamante con determinate caratteristiche di caratura, colore, taglio e purezza della pietra. Il DRB è ottenuto calcolando il prezzo più elevato offerto per l’acquisto di diamanti delle caratteristiche specificate e aggiungendovi una stima del mark-up praticato dai negozi al dettaglio di fascia elevata (che forniscono il massimo livello di servizio e trattano le pietre migliori), al fine di ottenere una sorta di “ceiling” che permetta ai dettaglianti di praticare sconti diversificati sulla base delle caratteristiche della pietra (assenza di certificazioni, elevata fluorescenza, bassa simmetria, ecc.) e del livello di servizio offerto. 32. I prezzi all’ingrosso di Rapaport e quelli al dettaglio dell’IDEX sono espressi in dollari statunitensi e presentano una correlazione positiva, trattandosi di mercati influenzati da fattori comuni quali, ad esempio, le dinamiche globali della produzione/offerta e della domanda dei diamanti.”
Innanzitutto, nella realtà del mondo diamantifero il concetto di benchmark non può esistere perché, come ad esempio in campo finanziario, si tratta di un parametro oggettivo di riferimento, costituito facendo riferimento ad indicatori finanziari elaborati da soggetti terzi e di comune utilizzo, come possono essere gli indici azionari, cosa che ne definisce appunto il carattere oggettivo. Nel mondo dei diamanti l’oggettività non esiste per la semplice ragione che non c’è un diamante che sia uguale all’altro, anche se i certificati gemmologici dicono che sono uguali in riferimento ad esempio alle 4C. Infatti Rapaport, che dichiara la soggettività di stabilimento del prezzo in ogni sua pubblicazione e che comunque per la sua obbiettività viene seguito in tutto il mondo, non parla mai di benchmark né di oggettività. 
Appare quindi spropositata l’importanza che viene data al listino IDEX, che è apparsa nei mercati diamantiferi decenni dopo Rapaport con l’intento di creare un listino prezzi alternativo il quale viene seguito solo in riferimento a determinate carature che variano a seconda dei mercati, tipo Cina e India; ma non è tutto. Rapaport e il suo team elaborano a cadenza bisettimanale i dati dei maggiori produttori, degli acquirenti istituzionali sia di tagliato che di grezzo e raccogliendo anche le istanze dei maggiori istituti gemmologici per poter pubblicare il listino a cadenza settimanale; IDEX stabilisce dei prezzi e non dichiara affatto le basi di formulazione di questi prezzi, se non usando formule commerciali o generiche del tipo: “dati di mercato”. 
Il dispositivo che si legge nelle comunicazioni della Commissione Antitrust riportate sopra affida il concetto di benchmark ai listini IDEX, ma il motivo sta nel fatto che la IDEX dichiara in una pagina del sito aziendale che ha elaborato un suo benchmark per i diamanti dando delle spiegazioni non chiare su come questo venga fatto. 
Questo benchmark personale e soggettivo non ha nulla a che fare con il comune benchmark finanziario il quale deve avere:
  trasparenza: gli indici sono calcolati con regole chiare, semplici e replicabili autonomamente dagli investitori;
  rappresentatività: gli indici sono rappresentativi di quel tipo di mercato;
  replicabilità: gli indici sono replicabili con attività acquistabili direttamente sul mercato. 

Per meglio comprendere la faccenda, in Italia uno dei benchmark più diffusi in riferimento alle Blue chip della borsa italiana è l'indice azionario FTSE MIB. La confusione non aiuta le buone pratiche di mercato. Per meglio capire la questione della pressochè totale mancanza di oggettività nel Diamante e quindi l’impossibilità oggettiva di costituire un benchmark di settore, bisogna per un momento dimenticare l’assunto (fatto proprio da IDEX, ad esempio), che il prezzo viene determinato dal rapporto tra domanda e offerta. A livello mondiale e in generale, l’andamento dei prezzi dei Diamanti segue un incremento continuo e significativo che, a seconda delle varie tipologie, esprime valori diversi. Questi incrementi a livello mondiale movimentano il mercato globale del Diamante da decenni e scontano, cioè comprendono gli interessi, il fatturato globale, gli indici di occupazione e rioccupazione del settore, insieme a varie altre funzioni come l’indotto commerciale. 
La spiegazione sintetica della formazione del prezzo del Diamante da Investimento e dei relativi rendimenti aggrega gruppi di dati provenienti dalle fonti disponibili come la tipologia del diamante, le valute in cui acquisti e vendite sono trattati, la congiuntura economica riferita ai paesi di maggior consumo per indici macroeconomici, la domanda e l’offerta del settore diamanti, gli allineamenti dei prezzi relativi a ogni singola operazione, la disponibilità di materiale di estrazione (fattore sempre in aumento in quanto le fonti sono in continua riduzione – Bain & Co, 2016) e la risultante dell’incrocio tra i vari sottosettori del mercato del diamante; quindi non si tiene conto della collocazione commerciale e degli aumenti percentuali dovuti a questo. 
In riferimento al diamante inteso come investimento, possiamo parlare di prezzo e non di quotazione, la quale seconda implicherebbe delle elaborazioni di dati provenienti da fonti ufficiali che il diamante non possiede, e la formazione del prezzo avviene seguendo la teoria dei ricarichi, ben nota a livello assicurativo. il prezzo è composto dal diamante/i per una quota che dovrebbe essere non inferiore al 70%; dai servizi forniti da terzi (5 - 10%); dai servizi forniti da chi colloca materialmente il prodotto al cliente finale (12 - 17%); dal margine operativo che lo sostiene (10 - 15%)., il quale è una precisa garanzia per il cliente in quanto garantisce la buona gestione dell'azienda che assumerà il mandato a ricollocare. 
Lo scopo primario dell'investimento in diamanti non è quello di arricchire il patrimonio bensì di proteggerlo dalle turbolenze, guardando al lungo periodo. 
I diamanti sono destinati a mantenere il loro valore nel tempo perché, per la loro rarità, la domanda supererà sempre l'offerta: si tratta perciò di un investimento che protegge il capitale di chi lo sceglie. Investire in diamanti significa anche tesaurizzare, ovvero conservare e valorizzare il proprio patrimonio nel lungo periodo [5] . 
Tra le fonti più importanti a sostegno di questa strategia di tutela del patrimonio vediamo Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo, dire che non si è mai pentito di aver acquistato diamanti (2 Maggio 2011, IDEX Online Staff Reporter, secondo un articolo dell'Omaha World-Herald). 
Il diamante inteso come investimento è un buon stabilizzatore del portafoglio. Cosa dice la letteratura scientifica sul diamante come stabilizzatore del portafoglio Auer, (in B. R. 2014, Could diamonds become an investor's best friend? Review of Managerial Science 8 (3), pp. 351-383) dice che “… il ruolo dei diamanti nel sistema finanziario globale è sotto intensa discussione nei mezzi finanziari perché i singoli investitori e i gestori di portafogli hanno iniziato a considerarli come potenziali investimenti. 
Per affrontare il crescente interesse dei diamanti, questo articolo esamina la performance storica degli investimenti in vari tipi di qualità diamante. Inoltre, esamina la loro relazione con il rischio di borsa e di cambio. 
In particolare, ci concentriamo su due importanti domande di investimento pratico: i diamanti possono funzionare come una copertura o un rifugio sicuro contro la volatilità del mercato azionario o le fluttuazioni del dollaro statunitense? 
I diamanti possono essere considerati come diversificatori efficaci in un portafoglio o un contesto di portafoglio valutario? 
I principali risultati sono i seguenti:
 (1) La performance degli investimenti dei diamanti è inferiore a quella dell'oro e dell'argento. 
(2) I diamanti hanno agito solo come una debole copertura e un rifugio debole contro i ribassi dei mercati azionari e il rischio di cambio associato al dollaro USA. 
(3) Nei portafogli globali di borsa e titoli monetari, i diamanti da 1,0 carato mostrano importanti potenziali di diversificazione in quanto possono aumentare le prestazioni del portafoglio in misura economicamente significativa. 
È interessante notare che questo risultato finale è abbastanza robusto per la scelta della misura di prestazioni.” 
Auer e Schuhmacher, nel 2013 in Diamonds - A precious new asset? International Review of Financial Analysis 28, pp. 182–189, dicono che i diamanti “… possono aumentare le prestazioni del portafoglio in misura economicamente significativa”. 
Lo studio di Bain & Company, The Global Diamond Report 2013 and 2014 afferma che la richiesta di diamanti è ai suoi massimi storici, anche grazie alla Cina, e che è previsto un incremento dei prezzi almeno fino al 2024. 
Il Barclays Wealth and Investment Management di Barclays Bank, nella ricerca del 2012 intitolata Profit or Pleasure? Exploring the motivations behind treasure trends,afferma che “…i diamanti tagliati e certificati sono spesso apprezzati in genere come un modo per conservare il valore del proprio denaro. 
Un sondaggio del 2012 di Barclays Bank ha rilevato che quasi un terzo dei proprietari di pietre preziose le possiede per garantirsi una sicurezza nel caso che gli altri investimenti non andassero bene.” 
Due report di Bloomberg del 2015, Diamonds Aren’t Forever for Botswana as Mining Boom Fades Away, commissionato da SDIX e un altro commissionato da Citibankintitolato Monday Mining Minutes: Gold, Diamonds and Art, 16 November 2015, pp. 5-14, dicono che "La diversificazione nei diamanti aiuta ad aumentare i rendimenti per lo stesso livello di rischio". Ma Bloomberg lo confermava ancora nel 2004 in Bloomberg, Citibank, 2015. Heyman, J. E., Orhun Y. and Ariely, D., 2004. Auction fever: The effect of opponents and quasi-endowment on product valuations. Journal of Interactive Marketing Vol 18 / No. 4 / Autunno 2004. 
Low, Yao e Faff nel 2015 in Diamonds vs. Precious Metals: What shines brightest in your investment portfolio. UQ Business School, University of Queensland, Brisbane, 4072, Australia, hanno scoperto che i diamanti hanno fornito prestazioni soddisfacenti quando i mercati sono stati molto volatili e che quindi dovrebbero essere inclusi in un portafoglio per il loro potenziale ruolo di copertura. Renneboog, L., Spaenjers, C. nel 2012 in Hard assets: The returns on rare diamonds and gems. Finance Research Letters 9 (4), pp. 220–230, hanno rilevato, riferendosi al periodo 2003-2010, rendimenti annuali reali del 10% per i diamanti incolori, il 5.5% per i diamanti di colore o Fancy color e il 6.8% per le altre gemme, ad esempio tagli fantasia. Questi autori hanno anche evidenziato che i rendimenti dei diamanti incolori e colorati hanno superato quelli espressi dal mercato azionario in quel periodo di tempo. 
I ritorni sugli investimenti in diamanti sono stati positivi rispetto ai rendimenti del mercato azionario e gli autori hanno concluso che questi andamenti confermano le precedenti prove sull'importanza positiva degli effetti della domanda di diamanti[6]. 
Il diamante da investimento deve essere sempre accompagnato da un certificato rilasciato da un istituto gemmologico che attesti le caratteristiche delle cosiddette quattro C [2], stabilite dallo standard di classificazione definito dal Gemological Institute of America e utilizzato da tutti gli Istituti Gemmologici Internazionali. Il mercato dei diamanti naturali vale, su scala globale, oltre 70 miliardi di US$ [7]. 
Le maggiori compagnie minerarie che estraggono i diamanti naturali grezzi sono Alrosa, De Beers del Gruppo Angloamerican, Rio Tinto Group, Dominion Diamond Corporation [8] . 

Note

1. ^ Pieremilio Gadda, Risparmio, dai diamanti ai certificati: sette vie per allargare gli orizzonti, in Corriere della Sera, 9 giugno 2016. URL consultato il 5 maggio 2018. 
2. ^ Dall'Omo T., De Casa C.A., Tosoni M., Vallotto C., Bizzotto G., p. 125-133 
3. ^ 'Lucilla Incorvati, Diamanti e gioielli, in Il mercato di oro e gioielli, Corso pratico di educazione finanziaria, Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2016, p.56' 
4. ^ Sandra Riccio, Affari d’oro con i diamanti - A caccia del 3,5% all’anno, in La Stampa, 29 aprile 2016, p. 13. URL consultato il 5 maggio 2018 (archiviato il N/D) . 
5. ^ 'Francesca Monti, L'altra faccia del portafoglio, in Corriere della Sera, 13 giugno 2016, pagina 31' 
6. ^ Bizzotto G., Dall'Omo T., p. 106-112 
7. ^ 'Francesca Vercesi, I diamanti, un rifugio frequentato, in Corriere della Sera, 3 maggio 2016, p.36' 
8. ^ 'Lucilla Incorvati, Tutte le cautele per investire al meglio, in Il mercato di oro e gioielli, Corso pratico di educazione finanziaria, Il Sole 24 Ore, 10 maggio 2016, p. 52' 

Bibliografia
Dall'Omo T., De Casa C.A., Tosoni M., Vallotto C., Bizzotto G., Oro, Trading e Finanza, Farelibri Editore, 2016, ISBN 978-88-940766-2-2
Bizzotto G., Dall'Omo T., Diamanti e Finanza, 1ª ed., Treviso, Espressioni di Marca Aperta, 2014, ISBN 9788890928741. Voci

lunedì 9 aprile 2018

Benefici della diversificazione dell'investimento in diamanti: istanze della letteratura finanziaria internazionale


Due report di Bloomberg del 20153 dicono che "La diversificazione nei diamanti aiuta ad aumentare i rendimenti per lo stesso livello di rischio".
Ma Bloomberg lo confermava ancora nel 2004.4
Low, Yao e Faff nel 20155 hanno scoperto che i diamanti hanno fornito prestazioni soddisfacenti quando i mercati sono stati molto volatili e che quindi dovrebbero essere inclusi in un portafoglio per il loro potenziale ruolo di copertura.
Renneboog e Spaenjers nel 20126, riferendosi al periodo 2003-2010 hanno rilevato rendimenti annuali reali del 10% per i diamanti incolori, il 5.5% per i diamanti di colore o Fancy color e il 6.8% per le altre gemme, ad esempio i tagli fantasia. Questi autori hanno anche evidenziato che i rendimenti dei diamanti incolori e colorati hanno superato quelli espressi dal mercato azionario in quel periodo di tempo. 
Auer e Schuhmacher7 nel 2013 hanno concluso che i diamanti sono comunque una copertura buona in alcune condizioni di mercato, avendo vicino a zero le correlazioni con le altre classi di asset tradizionali. Auer e Schuhmacher hanno poi proseguito confrontando le prestazioni di due asset diversificati regolati dal rischio di portafoglio mondiale, uno senza diamanti e uno con i diamanti. Hanno trovato che l'incorporazione di diamanti all'interno del portafoglio di investimenti potrebbe effettivamente migliorare le prestazioni del portafoglio. Delle dieci tipologie di diamanti prese in esame, le migliori prestazioni di riduzione del rischio sono date dai diamanti da 1,0 carati.
Un’altra ricerca della Singapore Diamond Investment Exchange (SDIX) a cura di Giacomo Nannicini e Joseph Tan ha utilizzato dati settimanali e giornalieri forniti da quindici degli attori più significativi per le vendite annuali nel commercio globale del diamante e si estende per il periodo da gennaio 2012 ad agosto 2015.
Il set di dati si è concentrato solo sui diamanti di Investment grade, cioè di qualità eccellente, in 3 gruppi di carature (0,3, 0,5 e 1,0 carati), simile ai gruppi di dimensioni utilizzati da Auer e Schuhmacher. In ogni gruppo di dimensioni, i diamanti sono stati ulteriormente classificati per colore e purezza. Solo i diamanti incolori o quasi incolori sono stati utilizzati per costruire questi indici di prezzo, quindi E, F e G color. Per quanto riguarda la purezza, sono stati utilizzati solo i gradi "Very Very Slightly Included" (VVS1, VVS2) e "Very Slightly Included" (VS1) per gli indici dei prezzi. La figura 1 qui di seguito illustra un indice ponderato e calcolato sul rapporto peso/volume, che è stato poi utilizzato per eseguire analisi di correlazione con altre classi di attività (oro) e per costruire i limiti efficienti (le frontiere efficienti, come si dice) che vengono applicati ai portafogli ottimizzati.
Lo studio di Bain & Co8 afferma che la richiesta di diamanti è ai suoi massimi storici, anche grazie alla Cina, e che è previsto un incremento dei prezzi almeno fino al 2024.


Il costo dei servizi connessi al diamante: come e perché sono importanti al fine del calcolo dei prezzi

Il costo di trasporto è il costo associato alla conservazione di una merce fisica o alla detenzione di uno strumento finanziario per un determinato periodo di tempo. Le spese di carico includono imposte, dazi se presenti, assicurazioni, costi di magazzinaggio, interessi sui fondi presi in prestito e altri costi correlati alla distribuzione del bene. Poiché questi costi possono erodere il rendimento complessivo di un investimento, dovrebbero essere considerati adeguatamente in considerazione dell'idoneità dell'investimento e anche valutando le alternative.
Il costo del trasporto per i diamanti è una frazione di quello per le merci tradizionali come petrolio e metalli a causa della loro dimensione e dei processi di manipolazione, anche se questo risparmio nelle spese viene poi mitigato dall’aggiunta dei costi per la sicurezza. Sono immagazzinati all'interno di impianti di portavalori assicurati in tutto il mondo, soprattutto nelle zone di libero scambio, per mezzo di logistiche di fascia alta. I costi di stoccaggio e la gestione sono comunque una frazione del costo (come percentuale di valore) di altre merci. Non ci sono costi logistici in eccesso in quanto sono facilmente immagazzinati e trasportati, a differenza di altre merci ingombranti come petrolio, metalli o granuli, sempre escludendo i costi dei fondi.
Ad esempio, il costo di trasporto per i diamanti è inferiore alle spese di stoccaggio del rame sul LME sulla base dei costi seguenti e esclusi i fondi, perchè a) LME FOT Rates = $ 40 / mt (costo per il magazzino da caricare / scaricare); b) prezzi LME Rent = $ 0.45 / mt al giorno = $ 13.5 / mt al mese. c) $ 53.5 è un costo di un mese / $ 4.400 (prezzo corrente del rame) = 1.2%
Ma anche tra i beni considerati simili come i metalli preziosi, lo stoccaggio di oro fisico in uno scambio come Comex, il costo del trasporto è ancora quasi quattro volte più costoso rispetto ai diamanti, sempre sulla base dei seguenti costi esclusi quelli dei fondi, perché a) CMX spese mensili di stoccaggio per kg = 6,50 dollari; b) CMX consegna tasse per kg = $ 12.50, c) $ 19 è un costo di un mese / $ 34,496.95 (prezzo attuale $ 1073 / oz X 32.15oz) = .055% / mese

Una forte correlazione negativa si è vista nei diamanti di alta qualità e nei mercati azionari internazionali e cioè, in termini grossolani, diamanti su e borse giù. Di conseguenza, uno dei vantaggi fondamentali di mantenere i diamanti di prima qualità è che essi continuano ad avere un forte valore di riserva, fornendo la stabilità dei prezzi e l'incremento del valore intrinseco durante i periodi di turbolenze del mercato.
I diamanti presentano le caratteristiche di aumentare il valore di un asset e di corrispondere ad alcuni vantaggi nella diversificazione. 
L'industria degli investimenti in diamanti tagliati e certificati continua ad evolvere con una maggiore trasparenza, in mezzo all'accumulo costante delle ricchezze nei mercati emergenti. Essendo una merce preziosa, i diamanti possono agire come un deposito di valore, nonché una protezione contro l'inflazione. Il valore dei diamanti come una merce rara renderà solo più attraente come investimento e una valida aggiunta a qualsiasi portafoglio.

Note:
1 - Profit or Pleasure? Exploring the motivations behind treasure trends, Barclays Bank, 2012
2 - Tuttavia, seguendo un criterio di analogia, possiamo dire alcune cose.
·        L’investimento in diamanti prevede la disposizione e il rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza (epoca t), e gli incrementi, se di segno positivo, sono pagati integralmente alla scadenza perché si tratta di una capitalizzazione integrale.
·        Il valore nominale del diamante da investimento lo chiameremo D. È su questo importo, che verrà restituito al sottoscrittore, che si calcola l’incremento.
·        Per convenzione le quotazioni di mercato si enunciano per ogni 100 Euro di valore nominale; il tasso di incremento nominale è i e determina l’importo degli incrementi annui come percentuale del valore nominale. Nel caso particolare che si tratti di sottoscrizione (cioè in t = 0) la quotazione si considera al netto di oneri di gestione che non essendo previsti sono la ragione per la quale il diamante da investimento è un’operazione senza costi.
In generale quindi, il calcolo della redditività con valutazione ex post, cioè alla fine, di un investimento effettuato all’epoca t che scade all’epoca s, utilizzando il tasso di rendimento realizzato r (o holding period yield) sarà:
r =  Ps – Pt/Pt, t < s ≤ t
dove Pt e Ps sono rispettivamente il prezzo pagato all’epoca t per l’investimento e quello ottenuto per disinvestimento alla successiva epoca s. Per una valutazione ex ante, cioè prima di fare l’investimento, ad esempio per poter scegliere tra più opzioni, è necessario un indicatore di redditività prospettica che permetta di sintetizzare ad un certo istante, generalmente l’epoca di acquisto, le prestazioni finanziarie successive. Si ricorre in questo caso al già noto tasso di rendimento interno, in quanto l’investimento in diamanti risulta un investimento in senso stretto (perché si ha un solo costo iniziale). Il tasso di rendimento interno o yield to maturity è quel tasso y che realizza l’uguaglianza tra il prezzo di acquisto all’epoca t, che indicheremo come Pt, e la somma dei valori attuali di tutte le ipotetiche prestazioni future:
Pt = ∑h Ch/(1+y)(th – t)
dove t è l’istante di valutazione, con 0 ≤ t ≤ T, th è l’istante di pagamento in caso di ricollocamento, con h = 1, 2, …, H,  con tH = T maturità o scadenza contrattuale e Ch è il flusso di cassa all’istante th, comprensivo dell’eventuale rimborso del capitale. 
Questa logica è applicabile al Diamante da Investimento inteso come operazione economico-finanziaria in senso ampio.

3 – Bloomberg, Diamonds Aren’t Forever for Botswana as Mining Boom Fades Away, commissionato da SDIX e un altro commissionato da Citibank intitolato Monday Mining Minutes: Gold, Diamonds and Art, 16 November 2015, pp. 5-14.

4 - Bloomberg, Citibank, 2015. Heyman, J. E., Orhun Y. and Ariely, D., 2004. Auction fever: The effect of opponents and quasi-endowment on product valuations. Journal of Interactive Marketing Vol 18 / No. 4 / Autunno 2004.

5 - Diamonds vs. Precious Metals: What shines brightest in your investment portfolio. UQ Business School, University of Queensland, Brisbane, 4072, Australia.

6 - Renneboog, L., Spaenjers, C., Hard assets: The returns on rare diamonds and gems. Finance Research Letters 9 (4), pp. 220–230.

7 – Auer, B., Schuhmacher, F., Could diamonds become an investor’s best friend?, Review of Managerial Science, July 2014, Volume 8, Issue 3, pp. 351-383.

8 – Bain & Co, The Global Diamond Industry 2016: The Enduring Allure of Timeless Gems, December 05, 2016, Olya Linde, Aleksey Martynov, Ari Epstein and Stephane Fischler. Dicono in sostanza che “The long-term outlook for the diamond market remains positive. For the next three years, the supply of rough diamonds is expected to maintain a tight balance with demand. We expect demand for rough diamonds to recover from the recent downturn and return to a long-term growth trajectory of about 2% to 5% per year on average, relying on strong fundamentals in the US and the continued growth of the middle class in China and India.”

La logica finanziaria dell'investimento in diamanti


Il Diamante si quota su listini ufficiali pubblicati i quali, pur venendo emessi da aziende distributrici private (ma è lo stesso anche per quelli all’ingrosso: Rapaport ad esempio è a capo di una multinazionale del diamante) di fatto esprimono un prezzo che sconta – cioè comprende in sé – tutti i costi e gli oneri relativi all’immissione sul mercato del bene.
Per il Diamante, inoltre, non c’è un modello finanziario; applicare quindi un ragionamento di tipo finanziario al diamante così come lo conosciamo in Italia è improprio perché non sono ad esso applicabili concetti finanziari come rendimento, cedola, interesse e tutte quelle cose che appartengono per legge ai prodotti finanziari, cosa che il Diamante non è. E’ inoltre dimostrato dalle serie storiche che un diamante conservato per il lungo periodo esprime un incremento ben superiore a quelli espressi da qualsiasi altra classe di investimento e le sue performances sono giustificate anche perché viene scambiato in dollari americani, motivo per cui c’è una correlazione inversa tra dollaro e materie prime, nel senso che quando il primo è forte, la materia prima scende di prezzo e viceversa, per cui chi investe con conoscenza perde raramente il valore del suo denaro. I diamanti conservati per periodi inferiori a 5 anni esprimono incrementi inferiori ma comunque molto al di sopra di prodotti di simile durata.

Per fare degli esempi basati sulle analisi dei prezzi Rapaport dal 1992 al 2017 del Centro Studi IDD e scontando il cambio euro/dollaro nello stesso periodo:
·       i Diamanti da ct 0,50, considerati sulle principali classi di purezza e colore hanno avuto un rendimento nel periodo del 37,38% che significa un 6,23% all’anno
·       i Diamanti da ct 1,00 considerati sulle principali classi di purezza e colore hanno avuto un rendimento nel periodo del 38,93% che significa un 6,48% all’anno
·       i Diamanti da ct 3,00, considerati sulle principali classi di purezza e colore hanno avuto un rendimento nel periodo del 76,38% che significa un 12,73% all’anno.
Se invece prendiamo un periodo più breve, cioè gli anni compresi tra il 2011 al 2015, periodo in cui la crisi economica in Occidente ha vissuto la sua fase più acuta, vediamo che:
·       i diamanti da ct 0,50, di purezza IF e colori da D a H hanno avuto un rendimento nel periodo del 13,74% che dà una media dell’2,74% all’anno;
·       i diamanti da ct 0,50, di purezza VVS1 a SI1 e colori D hanno avuto un rendimento nel periodo del 21,11% che dà una media dell’4,22% all’anno
·       i diamanti da ct 1,00, di purezza IF e colori da D a H hanno avuto un rendimento nel periodo del 9,17% che dà una media dell’1,83% all’anno
·       i diamanti da ct 1,00, di purezza VVS1 a SI1 e colore D hanno avuto un rendimento nel periodo del 19,26% che dà una media dell’3,85% all’anno.
L’esame del grafico qui sotto, redatto sulla base dei dati forniti da Rapaport e quindi pubblici, conferma la stabilità delle quotazioni e evidenzia il positivo andamento storico del Diamante da Investimento (Ct 0,50 in comparazione con quello di altre classi di investimento e l’inazione). Il periodo è compreso tra il 2003 e il 2016.



Il diamante cosiddetto "da investimento": un bene rifugio?


Con comunicazione DTC/13038246 del 06/05/2013 della Consob, la Commissione nazionale per le Società e la Borsa, si rende noto che l’investimento in Diamanti non è né può essere considerato in Italia un prodotto finanziario. Una conseguenza di ciò è che per legge non può esservi applicata la capital gain tax, cioè la tassazione sul risparmio gestito. Un’altra è che, non essendo un prodotto finanziario, non prevede un rendimento specifico ma un generico incremento dato dal mercato, per cui una Relazione quantitativa deve essere generica ed informativa.

Il Diamante cosiddetto “da Investimento” è una categoria a sé di diamanti che in Italia costituisce un vero e proprio comparto nanziario all’interno dei comparti decorrelati dei mercati liquidi; è un’operazione in grado di proteggere il patrimonio se inserita in una strategia di portafoglio che gli destina una quota ragionata della propria liquidità, questo a patto di assumere le giuste informazioni e di saper distinguere.

I Diamanti che vengono venduti in gioielleria o in quelle banche che li propongono senza prevedere il ricollocamento, non sono un investimento, ma un semplice acquisto e, senza tema di smentita, i rari casi di riacquisto di diamanti, in precedenza acquistati, da parte di una gioielleria, avvengono in genere con una riduzione che fissa tra il 50 e il 65% la svalutazione dispetto al prezzo di acquisto iniziale, avendo come base di prezzo il listino Rapaport, quindi segnando una grave perdita secca.Possiamo dire subito che è assolutamente fisiologico rilevare talvolta delle flessioni negli incrementi in quanto si tratta delle ben note “fasi di accumulo” che poi preludono a nuovi incrementi positivi anche sulla base delle previste diminuzioni delle scorte mondiali di grezzo estratto e del progressivo ma inarrestabile esaurimento delle miniere che avrà una flessione decisiva nel 2024 (Bain & Co, The Global Diamond Industry 2016: The Enduring Allure of Timeless Gems, December 05, 2016; autori: Olya Linde, Aleksey Martynov, Ari Epstein and Stephane Fischler), dando un’impennata ai prezzi dei diamanti esistenti. La storia degli andamenti del mercato diamantifero non ha mai mostrato andamenti differenti da quelli illustrati e chi ha un diamante di solito, in quanto bene reale e rifugio, fa bene a tenerselo.
Il diamante come bene rifugio è un’operazione economica di acquisto finalizzata a ricavarne il prezzo dal mercato dopo un lungo periodo di tempo; è finalizzata inoltre a godere di un bene che in prospettiva protegge il valore del capitale. Consiste in questo: oggi acquisto da un grossista una o più pietre, a seconda della mia disponibilità liquida. Acquisto a un prezzo che rappresenta una vendita all’ingrosso, tesaurizzo la o le pietre per almeno vent’anni, poi le rivendo, sempre nel mercato all’ingrosso (non in gioielleria), e otterrò un vantaggio economico perché, come abbiamo visto, il diamante performa molto bene nel lungo e lunghissimo periodo.
Questa operazione economica sconta in sé oltre al costo del diamante anche quello dei servizi connessi alla distribuzione commerciale e agli obblighi fiscali; quindi il prezzo si riferisce ad uno specifico comparto finanziario e deve prevedere l’impegno contrattuale da parte di chi colloca il diamante da investimento al ricollocamento ovvero alla liquidazione del patrimonio investito a suo tempo.
Questo elemento contrattuale, unitamente al complesso di servizi connessi al diamante, sono differenze che ne giusticano il valore iniziale ma, soprattutto, inducono a tenere ben distinte tra loro queste due categorie, il che significa che se uno vuole un diamante va in gioielleria, se uno vuole investire in diamanti, deve riferirsi a Indici ufficiali pubblicati che comprendono in sé, appunto, tutti i servizi.


Descrizione dello stato attuale del mercato

I diamanti tagliati e certificati sono apprezzati da tutti come un modo per conservare il valore del proprio denaro.
Un sondaggio del 2012 di Barclays Bank ha rilevato che quasi un terzo dei proprietari di pietre preziose le possiede per garantirsi una sicurezza nel caso in cui gli altri investimenti del portafoglio non andassero bene come previsto.
E’ ragionevole e intuitivo che i diamanti abbiano un valore intrinseco simile a quello dei metalli preziosi. Gli investitori stanno acquistando un qualcosa che sia "solido e tangibile". Questo è un fattore di differenziazione fondamentale tra le attività reali e le attività finanziarie come le azioni e tutti i contratti cartacei che sono solo rappresentativi di un bene.

Analisi delle tipologie di Diamanti che hanno maggiore rivalutazione
In base all’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2017 -Centro Studi Einaudi- la sicurezza del capitale è la priorità negli investimenti, ed è una cosa al primo posto per il 61,9% degli intervistati. Peccato che sempre nella stessa indagine “oltre la metà dei risparmiatori (52,1%) dichiara di avere una diversificazione quasi inesistente, con oltre i due terzi dei propri risparmi impiegati nella stessa forma di investimento”.
Il Diamante come bene rifugio, pur non essendo un prodotto nanziario (come dice la Consob, DTC/13038246 del 6-5-2013), e non potendo essere comparato all’oro a causa delle numerosissime variabili che al contrario dell’oro entrano in gioco, ha espresso negli ultimi 13 anni:

·       un incremento del 57.25% su Diamanti da 0.50 ct,
·       rispetto al 22.76% dell’inflazione,
·       al 19.69% del Diamante da gioielleria o a quello venduto in banca senza ricollocamento e
·       alle percentuali negative dell’immobiliare, che si attestano al -23.51% insieme
·       all’indice di Borsa italiana che è al -14.39% negativo.