Con comunicazione DTC/13038246 del 06/05/2013 della Consob, la Commissione nazionale per le Società e la Borsa, si rende noto che l’investimento in Diamanti non è né può essere considerato in Italia un prodotto finanziario. Una conseguenza di ciò è che per legge non può esservi applicata la capital gain tax, cioè la tassazione sul risparmio gestito. Un’altra è che, non essendo un prodotto finanziario, non prevede un rendimento specifico ma un generico incremento dato dal mercato, per cui una Relazione quantitativa deve essere generica ed informativa.
Il Diamante cosiddetto “da Investimento” è una categoria a sé di diamanti che in Italia costituisce un vero e proprio comparto finanziario all’interno dei comparti decorrelati dei mercati liquidi; è un’operazione in grado di proteggere il patrimonio se inserita in una strategia di portafoglio che gli destina una quota ragionata della propria liquidità, questo a patto di assumere le giuste informazioni e di saper distinguere.
I Diamanti che vengono venduti in gioielleria o in quelle banche che li propongono senza prevedere il ricollocamento, non sono un investimento, ma un semplice acquisto e, senza tema di smentita, i rari casi di riacquisto di diamanti, in precedenza acquistati, da parte di una gioielleria, avvengono in genere con una riduzione che fissa tra il 50 e il 65% la svalutazione dispetto al prezzo di acquisto iniziale, avendo come base di prezzo il listino Rapaport, quindi segnando una grave perdita secca.Possiamo dire subito che è assolutamente fisiologico
rilevare talvolta delle flessioni negli incrementi in quanto si tratta delle
ben note “fasi di accumulo” che poi preludono a nuovi incrementi positivi anche
sulla base delle previste diminuzioni delle scorte mondiali di grezzo estratto
e del progressivo ma inarrestabile esaurimento delle miniere che avrà una
flessione decisiva nel 2024 (Bain & Co, The Global Diamond Industry 2016: The
Enduring Allure of Timeless Gems, December 05, 2016; autori:
Olya Linde), dando
un’impennata ai prezzi dei diamanti esistenti. La storia degli
andamenti del mercato diamantifero non ha mai mostrato andamenti differenti da
quelli illustrati e chi ha un diamante di solito, in quanto bene reale e
rifugio, fa bene a tenerselo.
Il diamante
come bene rifugio è un’operazione economica di acquisto finalizzata a ricavarne
il prezzo dal mercato dopo un lungo periodo di tempo; è finalizzata inoltre a
godere di un bene che in prospettiva protegge il valore del capitale. Consiste in
questo: oggi acquisto da un grossista una o più pietre, a seconda della mia
disponibilità liquida. Acquisto a un prezzo che rappresenta una vendita
all’ingrosso, tesaurizzo la o le pietre per almeno vent’anni, poi le rivendo,
sempre nel mercato all’ingrosso (non in gioielleria), e otterrò un vantaggio
economico perché, come abbiamo visto, il
diamante performa molto bene nel lungo e lunghissimo periodo.
Questa operazione economica sconta in sé oltre al costo
del diamante anche quello dei servizi connessi alla distribuzione commerciale e
agli obblighi fiscali; quindi il prezzo si riferisce ad uno specifico comparto
finanziario e deve prevedere l’impegno contrattuale da parte di chi colloca il
diamante da investimento al ricollocamento ovvero alla liquidazione del
patrimonio investito a suo tempo.
Questo elemento contrattuale, unitamente al complesso di servizi connessi
al diamante, sono differenze che ne giustificano il valore iniziale ma, soprattutto, inducono a
tenere ben distinte tra loro queste due categorie, il che significa che se uno
vuole un diamante va in gioielleria, se uno vuole investire in diamanti, deve
riferirsi a Indici ufficiali pubblicati che comprendono in sé, appunto, tutti i
servizi.
Descrizione dello stato attuale del mercato
I diamanti tagliati e certificati sono apprezzati da
tutti come un modo per conservare il valore del proprio denaro.
Un sondaggio del 2012 di Barclays Bank ha
rilevato che quasi un terzo dei proprietari di pietre preziose le possiede per
garantirsi una sicurezza nel caso in cui gli altri investimenti del portafoglio
non andassero bene come previsto.
E’ ragionevole e intuitivo che i diamanti abbiano un
valore intrinseco simile a quello dei metalli preziosi. Gli investitori stanno
acquistando un qualcosa che sia "solido e tangibile". Questo è un
fattore di differenziazione fondamentale tra le attività reali e le attività
finanziarie come le azioni e tutti i contratti cartacei che sono solo
rappresentativi di un bene.
Analisi delle tipologie di Diamanti che hanno maggiore
rivalutazione
In base all’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2017
-Centro Studi Einaudi- la sicurezza del capitale è la priorità negli
investimenti, ed è una cosa al primo posto per il 61,9% degli intervistati.
Peccato che sempre nella stessa indagine “oltre
la metà dei risparmiatori (52,1%) dichiara di avere una diversificazione quasi
inesistente, con oltre i due terzi dei propri risparmi impiegati nella stessa
forma di investimento”.
Il Diamante come bene rifugio, pur non essendo un
prodotto finanziario
(come dice la Consob, DTC/13038246 del 6-5-2013), e non potendo essere
comparato all’oro a causa delle numerosissime variabili che al contrario
dell’oro entrano in gioco, ha espresso negli ultimi 13 anni:
· un
incremento del 57.25% su Diamanti da 0.50 ct,
·
rispetto
al 22.76% dell’inflazione,
· al 19.69%
del Diamante da gioielleria o a quello venduto in banca senza ricollocamento e
· alle
percentuali negative dell’immobiliare, che si attestano al -23.51% insieme
· all’indice
di Borsa italiana che è al -14.39% negativo.
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