lunedì 9 aprile 2018

Il diamante cosiddetto "da investimento": un bene rifugio?


Con comunicazione DTC/13038246 del 06/05/2013 della Consob, la Commissione nazionale per le Società e la Borsa, si rende noto che l’investimento in Diamanti non è né può essere considerato in Italia un prodotto finanziario. Una conseguenza di ciò è che per legge non può esservi applicata la capital gain tax, cioè la tassazione sul risparmio gestito. Un’altra è che, non essendo un prodotto finanziario, non prevede un rendimento specifico ma un generico incremento dato dal mercato, per cui una Relazione quantitativa deve essere generica ed informativa.

Il Diamante cosiddetto “da Investimento” è una categoria a sé di diamanti che in Italia costituisce un vero e proprio comparto nanziario all’interno dei comparti decorrelati dei mercati liquidi; è un’operazione in grado di proteggere il patrimonio se inserita in una strategia di portafoglio che gli destina una quota ragionata della propria liquidità, questo a patto di assumere le giuste informazioni e di saper distinguere.

I Diamanti che vengono venduti in gioielleria o in quelle banche che li propongono senza prevedere il ricollocamento, non sono un investimento, ma un semplice acquisto e, senza tema di smentita, i rari casi di riacquisto di diamanti, in precedenza acquistati, da parte di una gioielleria, avvengono in genere con una riduzione che fissa tra il 50 e il 65% la svalutazione dispetto al prezzo di acquisto iniziale, avendo come base di prezzo il listino Rapaport, quindi segnando una grave perdita secca.Possiamo dire subito che è assolutamente fisiologico rilevare talvolta delle flessioni negli incrementi in quanto si tratta delle ben note “fasi di accumulo” che poi preludono a nuovi incrementi positivi anche sulla base delle previste diminuzioni delle scorte mondiali di grezzo estratto e del progressivo ma inarrestabile esaurimento delle miniere che avrà una flessione decisiva nel 2024 (Bain & Co, The Global Diamond Industry 2016: The Enduring Allure of Timeless Gems, December 05, 2016; autori: Olya Linde, Aleksey Martynov, Ari Epstein and Stephane Fischler), dando un’impennata ai prezzi dei diamanti esistenti. La storia degli andamenti del mercato diamantifero non ha mai mostrato andamenti differenti da quelli illustrati e chi ha un diamante di solito, in quanto bene reale e rifugio, fa bene a tenerselo.
Il diamante come bene rifugio è un’operazione economica di acquisto finalizzata a ricavarne il prezzo dal mercato dopo un lungo periodo di tempo; è finalizzata inoltre a godere di un bene che in prospettiva protegge il valore del capitale. Consiste in questo: oggi acquisto da un grossista una o più pietre, a seconda della mia disponibilità liquida. Acquisto a un prezzo che rappresenta una vendita all’ingrosso, tesaurizzo la o le pietre per almeno vent’anni, poi le rivendo, sempre nel mercato all’ingrosso (non in gioielleria), e otterrò un vantaggio economico perché, come abbiamo visto, il diamante performa molto bene nel lungo e lunghissimo periodo.
Questa operazione economica sconta in sé oltre al costo del diamante anche quello dei servizi connessi alla distribuzione commerciale e agli obblighi fiscali; quindi il prezzo si riferisce ad uno specifico comparto finanziario e deve prevedere l’impegno contrattuale da parte di chi colloca il diamante da investimento al ricollocamento ovvero alla liquidazione del patrimonio investito a suo tempo.
Questo elemento contrattuale, unitamente al complesso di servizi connessi al diamante, sono differenze che ne giusticano il valore iniziale ma, soprattutto, inducono a tenere ben distinte tra loro queste due categorie, il che significa che se uno vuole un diamante va in gioielleria, se uno vuole investire in diamanti, deve riferirsi a Indici ufficiali pubblicati che comprendono in sé, appunto, tutti i servizi.


Descrizione dello stato attuale del mercato

I diamanti tagliati e certificati sono apprezzati da tutti come un modo per conservare il valore del proprio denaro.
Un sondaggio del 2012 di Barclays Bank ha rilevato che quasi un terzo dei proprietari di pietre preziose le possiede per garantirsi una sicurezza nel caso in cui gli altri investimenti del portafoglio non andassero bene come previsto.
E’ ragionevole e intuitivo che i diamanti abbiano un valore intrinseco simile a quello dei metalli preziosi. Gli investitori stanno acquistando un qualcosa che sia "solido e tangibile". Questo è un fattore di differenziazione fondamentale tra le attività reali e le attività finanziarie come le azioni e tutti i contratti cartacei che sono solo rappresentativi di un bene.

Analisi delle tipologie di Diamanti che hanno maggiore rivalutazione
In base all’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2017 -Centro Studi Einaudi- la sicurezza del capitale è la priorità negli investimenti, ed è una cosa al primo posto per il 61,9% degli intervistati. Peccato che sempre nella stessa indagine “oltre la metà dei risparmiatori (52,1%) dichiara di avere una diversificazione quasi inesistente, con oltre i due terzi dei propri risparmi impiegati nella stessa forma di investimento”.
Il Diamante come bene rifugio, pur non essendo un prodotto nanziario (come dice la Consob, DTC/13038246 del 6-5-2013), e non potendo essere comparato all’oro a causa delle numerosissime variabili che al contrario dell’oro entrano in gioco, ha espresso negli ultimi 13 anni:

·       un incremento del 57.25% su Diamanti da 0.50 ct,
·       rispetto al 22.76% dell’inflazione,
·       al 19.69% del Diamante da gioielleria o a quello venduto in banca senza ricollocamento e
·       alle percentuali negative dell’immobiliare, che si attestano al -23.51% insieme
·       all’indice di Borsa italiana che è al -14.39% negativo.

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