mercoledì 25 marzo 2015

Una lezione di vita

Un giorno durante uno dei miei viaggi di lavoro in un Paese in via di sviluppo mi capitò di fermarmi con la macchina a noleggio per far passare un gregge di pecore.
Poiché il posto era molto selvaggio, ma di un'assoluta bellezza e io ero in transito ma avevo terminato i miei impegni, fermai il motore e mi godetti il passaggio di pecore e capre. Mi fermai anche a chiacchierare con uno dei tre pastori che mi diceva di avere la famiglia parcheggiata in un camper a poca distanza da lì. Quando mi accomiatai la mia auto non voleva saperne di partire. Feci il numero di telefono di emergenza e mi dissero che avrebbero potuto venirmi a prendere solo l'indomani. Poiché la mia difficoltà era evidente, i pastori se ne accorsero e mi chiesero se avessi voluto partecipare con loro alla cena e quindi fermarmi anche a dormire lì. Che potevo fare? Accettai volentieri, visto che eravamo ormai all'imbrunire.
Così mangiai agnello e ogni ben di dio e dormii comodissimo in uno dei camper che, fornito anche di doccia, mi consentì di non trascurare nemmeno l'igiene personale. Il giorno dopo i soccorsi tardarono a tal punto che dovetti fermarmi con i pastori anche per il pranzo e la cena e quindi anche una seconda notte. Il terzo giorno la voce al telefono mi disse che sarebbe arrivato qualcuno verso le sei del pomeriggio, quindi un altro pranzo in compagnia di quelle anime.
Quando l'auto sostitutiva arrivò io non volevo mettere in imbarazzo i miei straordinari ospiti offrendo loro denaro e quindi gli proposi di regalargli quelle poche vettovaglie che portavo con me. Il primo pastore mi ringraziò ma mi disse che per loro la più grande povertà di un uomo è non avere nulla da offrire. Quindi loro erano a posto, e anch'io.

giovedì 19 marzo 2015

Se arrivassi in paradiso...

Sono arrivato qui stamattina presto.
Almeno, mi sembra. Ma come, anche qui? Anche qui esiste l’imperfezione? Cosa vuol dire mi sembra? E’ come dire che niente è cambiato? Ho un leggero mal di testa.
Cammino a caso, anche perché non c’è niente da vedere. C’è solo un vento flebile, profumato e molto gradevole, e a me il vento piace e piaceva moltissimo, e quindi non riesco a nascondervi che la cosa mi appare deliziosa.
Col vento ho sempre avuto un rapporto vitale ed efficace, nel senso che l’ho sempre adorato.
Il vento, l’esposizione al vento di tutto il mio corpo, compresa la testa, mi dava sollievo dopo le lunghe ore passate sui libri.
La prima volta che mi sono accorto di adorare il vento è stato quando dovevo avere sì e no dieci anni. Lo sentii chiaro in me quando in una località di montagna dove mi avevano portato per andare a trovare un paio di amichette di una famiglia che abitava poco lontano da noi vidi una coppia di sciatori, vestiti ancora con le tute da sci, godersi una brezza montanina sulla terrazza di un ristorante. Io chiesi, anche con una certa decisione che si trasformò subito in insistenza, di andare lì anch’io, ma mia madre disse che no, che lì c’era troppo vento. Ma guarda: volevo già il vento sul mio viso, volevo su di me quella benedizione laica data in regalo dalla natura e mi accorsi di adorarla proprio a causa di un no, di una proibizione.

In seguito, più avanti di qualche anno, mi esponevo al vento ogni qualvolta se ne presentava l’occasione, e non serve dirvi che la mia città di elezione, la città che adoro sopra tutte le altre è Trieste, proprio per la bora, il vento dell’Est che bene o male tutti i triestini nel loro piccolo sopportano, ed è forse quella la ragione del loro comportamento di fronte al quale non si ammettono le mezze misure: o ti piacciono o li odi, e a me piacciono. Mi piace il loro carattere formato dal vento della città di mare, quindi molta disponibilità e molta decisione, che lo induce a scontrarsi subito con la montagna, l’amato Carso e le sue doline. Simile al Portogallo, dove l’oceano si scontra con la montagna e dove nasce la paella, il piatto con pesce e carne insieme, mare e montagna. Era stata grande la sofferenza degli interminabili giorni che nella vita ho trascorso in quella città, dove da un lato c’è la cultura che sprizza da ogni crepa di muro e dall’altro ci sono quelli che dicono sempre “non si può” e se si può dicono “non lo abbiamo mai fatto”, dove trovi sempre chiuso il negozio che ti serve e quando ci ripassi davanti per trovare parcheggio e andare da un’altra parte lo vedi aperto e tu, che ormai sei risucchiato dal serpente del traffico, lo vedi sempre più irraggiungibile; è la città dove più di qualcuno, me compreso, ha camminato fino in fondo al Molo Audace in una giornata di autunno per fermarsi alla fine prima di cadere in mare e stare lì a pensare alla propria vita e a quanto sarebbe stato bello fare e dire questo e quello, a quanto sarebbe bello poterlo fare da adesso in poi e a quanto serve pagare per diventare finalmente saggi o almeno maturi sapendo in fondo al cuore che la maturità di una persona è quella condizione della vita in cui, purtroppo per lei, se succede qualcosa si sa sempre più o meno come va a finire; è la città in cui le salite le chiamano discese. Però io qui non so per niente come andrà a finire. Quando ero ancora vivo, tutte le volte in cui mi trovavo in difficoltà a capire una cosa o ad orientarmi in un posto oppure in una conversazione ricorrevo alla cultura che possedevo. E’ come quando suoni uno strumento: in un saggio o in un concerto pubblico suoni sempre con la consapevolezza che le difficoltà, quelle vere, sono solo confinate in alcuni brevi passaggini, mentre per il resto del pezzo comunque, anche se non hai studiato, anche se non ti sei preparato a sufficienza, ne esci bene perché la tecnica che hai ti sosterrà. Qui vorrei fare la stessa cosa, nel senso che mi piacerebbe ricorrere alla mia cultura per capire, ma vedo e sento che non funziona. Il paradiso forse era dall'altra parte...

martedì 17 marzo 2015

Passeggiate sotto la pioggia

Io le mie passeggiate le faccio da un lato all'altro della mia biblioteca. Mi dispiace per voi, ma è così.
Prendo in mano un libro che si distingue per il colore marrone deciso e chiaro. E’ una biografia di Croce di un certo Nicolini e mi ricordo di averla trovata in un fondo di biblioteca. Lo leggo distrattamente qua e là e noto la cura che l’autore pone nel racconto dei particolari più interessanti per me, quali ad esempio la concentrazione profusa dal filosofo nel lavoro quotidiano e gli orari osservati.
Croce faceva degli orari giornalieri divisi in tabelle e poi alla fine della giornata leggeva sui foglietti quanto fosse riuscito a rispettarle. Molto spesso lavorava anche di notte.
Teneva sempre completamente in ordine la sua scrivania e se doveva citare da un libro lo andava a prendere e poi, esaurita la citazione, lo riponeva nello scaffale e fare questo con una biblioteca di oltre centomila volumi doveva essere una bell’impresa.
Quale tempismo.
Quando mi trovo a lavorare alla scrivania voglio sempre ordine davanti a me e anche intorno; è sempre una specie di rappresentazione ideale dell’ordine che vorrei dare alle idee. Non so di preciso, ma tanti ammucchiano le fonti davanti e dietro le scrivanie e poi, se dopo qualche settimana serve qualcosa che hanno sepolto sotto le scartoffie vecchie di giorni, non sanno più ritrovare nulla.
No, no, è meglio lavorare con l’ordine materiale di una scrivania sempre sgombra di libri, carte e riviste specializzate. Io suppongo di fare così per dare sfogo a un desiderio di ritorno ad una condizione verginale del lavoro intellettuale.
Non so bene se è così che si deve fare. Altri ci hanno del resto già pensato.
Infatti si tratta, più che di volontà o di desiderio di verginità intellettuale, di desiderio di verginità interiore di cui ho sempre tanto bisogno.
Credo che sopra tutti gli scrittori francesi abbiano probabilmente il monopolio di quest’ossessione verginale, assieme ai tedeschi, basando proprio su questo il loro comune odio per gli inglesi. Schiller o Shakespeare riescono ad esprimere questa mancanza culturale in modo molto invitante. Shakespeare addirittura lo fa nell’Enrico IV ambientando l’opera a Bordeaux, in Francia, nella città delle streghe. Ma anche Freud quando parla della verginità è documentatissimo, come sempre. E’ un po’, quello della documentazione, il pallino e nello stesso tempo il vanto dei viennesi. 
La ridefinizione culturale, la ricapitolazione di tutto il sapere che ogni intellettuale si sente organicamente adatto a raggiungere, è la morte della vita. A parte il fatto che ad un certo punto della propria vita qualunque scrittore vorrebbe essere anche un po’ austriaco, tra il padre e il genitore dell’opera intellettuale esiste sempre un’equazione nel senso che entrambi ne sono responsabili come sanno essere responsabili gli intellettuali.
Gli intellettuali sono sempre stati la rovina del mondo. Hanno creato la storia delle idee per far credere a tutti che stavano lavorando.
Guardo la pagina del Louis Lambert di Balzac quando dice: “Spesso ho compiuto viaggi deliziosi, facendo vela su una parola negli abissi del passato, come l’insetto che, posato sull’erba, scivola alla mercé d’un fiume. Partito dalla Grecia, arrivavo a Roma e attraversavo la distesa delle epoche moderne. Qual bel libro non si comporrebbe raccontando la vita e le avventure di una parola? E non è così anche per ogni verbo? Tutti sono impressi dal potere vivente che traggono dall’anima e che le restituiscono attraverso i misteri d’una azione e d’una reazione meravigliosa tra la parola e il pensiero”. 
Non so stare senza Dio. Mi piace attraverso quello che faccio ma non so stare senza.
Molte volte mi sembro Giobbe che soffre per niente perché Dio non esiste.

Come bene diceva Sant’Ambrogio, il male è la roccia dell’ateismo e come diceva bene quel mio amico l’altra sera, io non sono Giobbe. 

mercoledì 11 marzo 2015

Come andrà il mercato dei diamanti nel 2015?


Si chiude un anno di dispiaceri per gli investitori sul mercato dei diamanti, eccezion fatta per i diamanti colorati. Ma come sarà il 2015?

Per il mercato dei diamanti anche quest'anno è arrivato il momento di tirare un bilancio sull'andamento e provare a fare qualche previsione.
Dopo un anno, le previsioni degli analisti che ritenevano i prezzi dei diamanti sostanzialmente stabili per il 2014, si sono verificate errate perchè il mercato si è mosso verso altre direzioni. Il problema degli analisti è che non conoscono i settori ma solo come si comportano i numeri, e questo spesso non è sufficiente.
Soprattutto nella seconda parte del 2014 i prezzi dei diamanti all'ingrosso sono scesi, facendo registrare un calo medio annuo fino al 5%. Le cause sono state molteplici: un leggero aumento della produzione, una riduzione del credito disponibile per gli acquirenti di diamanti grezzi e un mercato indiano, che sembrava dovesse promette mari e monti, verificatosi poi molto debole.
Inoltre, le pressioni deflazionistiche, causate dal rallentamento delle economie  di Giappone ed Unione Europea, non hanno certo aiutato.
Secondo gli analisti di  Bain & Company e di Antwerp World Diamond Center, le maggiori preoccupazioni del mercato sono di natura finanziaria, e in particolare la stretta del credito alle imprese che negli ultimi anni non accenna a diminuire. Infatti il mercato, come tutti i mercati delle materie prime, (il diamante non è materia prima ma è assimilabile) non è mai stato così instabile; questo sentiment finanziario  ha portato a vendite basate su considerazioni di natura irrazionale  degli investitori istituzionali e quando questo accade, anche le aziende ben gestite e che hanno fatto buoni investimenti per esplorare nuove miniere vengono penalizzate, contribuendo a minare la fiducia nel settore.
La mancanza di finanziamenti potrebbe portare a problemi di approvvigionamento sul mercato globale dei diamanti

La stretta del credito
La stretta del credito e la conseguente cronica mancanza di finanziamenti potrebbe portare a problemi di approvvigionamento sul mercato globale dei diamanti.
Guardando al 2015, sembra che i pareri siano tutti concordi nell'aspettarsi un anno quasi simile al precedente.
Secondo Valhalla Diamond Fund, i prezzi dei diamanti probabilmente rimarranno relativamente piatti, con poche eccezioni costituite da pezzi unici ed importanti che hanno già raggiunto valori record, e che con i fondi finanziari con c'entrano nulla. Per vedere i prezzi salire nuovamente bisognerà attendere fino al 2016, ma i rialzi maggiori potrebbero verificarsi tra il 2018 e il 2020.
Anche per Kronocapital Funds la differenza tra domanda e offerta si amplierà dal 2018, raggiungendo i massimi nel 2019.
Per chi segue il mercato dei diamanti colorati, un mercato assolutamente decorrelato rispetto al mercato dei diamanti il quale è a sua volta decorrelato rispetto ai mercati borsistici, il 2014 è stato invece un anno da ricordare, che ha portato un sacco di record in termini di prezzi d'asta. E il 2015 non sarà di meno, anche perchè il diamante di colore non è per tutti o, meglio, è per chi ha già tutto.

martedì 10 marzo 2015

Fermare il tempo

Le storie appena finite mi fanno pensare con tristezza alle storie che inizieranno, è una tristezza che crea disordine non solo nelle mie paure di bambino ma anche nei miei tormenti fisici, un disturbo a quel contenitore che gli uomini si ostinano a chiamare corpo e che invece per me è soltanto un impedimento, un ostacolo per il mio spirito nell'esistenza del quale, senza dubbio, ho deciso di credere.
Io credo di avere uno spirito per la mia impossibilità di fermare il tempo ad ogni istante.
Tutti, e quindi anch'io, vorrebbero fermare il tempo ma ci si accorge in seguito che tutto sommato non serve a niente.
Poi, magari dopo giorni, ripensando a quei momenti di ferma che come un peso mi opprimono il petto e la gola, mi piace tornare a tormentare quel ricordo dell'istante che mi sarebbe servito per lucidare nella mente i miei tempi andati.
Gli istanti, allora, sono due, ma non si possono fermare due istanti per volta, neanche nella memoria.
E poi ci sono anche i momenti. E i minuti. No, no, troppo in fretta, tutto va troppo in fretta, tanto tempo passato a contare i minuti e adesso mi compaiono davanti, un po' mossi, ma tutti.

Una volta accettato in coscienza che viviamo nel nostro tempo, le ore e i giorni diventano preziosi, ma guai a contarli! Perché potremmo scoprire che non sono tutti uguali e che la loro durata è diversa. Non solo: potremmo scoprire che non se ne stanno tutti in fila, diritti e ben disposti, ma un po’ curvi e irregolari, forse per dare al tempo la possibilità di infilarsi e dopo un enorme giro su se stessi di farli ritornare, un giorno.

Perché faccio lo scrittore?

Diventare scrittore è stata una mia necessità, un destino segnato. Piuttosto che lavorare, meglio diventare scrittore, ho sempre pensato. Nella mia vita credo di non aver mai avuto troppa simpatia per il lavoro. Infatti, ho sempre scelto vie magari più difficili da percorrere, ma ben lontane da quello che normalmente si definisce lavoro, cioè fatica fisica.
Ma, allora la fatica che ho fatto è stata tutta una cosa mentale? Ma no, vi assicuro, anche perché probabilmente ero troppo stupido a scuola per continuare a frequentarla o per essere anche solo notato da qualche insegnante.
A scuola, comunque, quello che mi interessava erano soprattutto le ricreazioni, all’asilo addirittura mi ricordo che i miei compagni non volevano sedersi accanto a me perché dicevano che li facevo chiacchierare. Poi, col passare degli anni, anche sul lavoro, anzi: su quel pochissimo lavoro in cui sono stato mio malgrado coinvolto, quello che mi piaceva erano le pause caffè, quindi anche lì un flop.
Mi piacciono le domande semplici e lascio quelle complicate alle donne, che sanno le risposte anche prima delle domande stesse.
Ma allora, lo scrittore che alberga in me come farà a spostare le conoscenze dell’umanità con quello che scrive nei suoi libri? A scoprirlo spero che sarete in pochi, anzi, in pochissimi, altrimenti  avrò ancora lavoro da fare, e non ne ho voglia.
Il motivo di base della mia perenne insoddisfazione nei confronti della vita e delle mie singole capacità di conoscenza consiste nella impossibilità, portata a coscienza, di avere una conoscenza di alcunché in questa vita.
Un pensiero, una sensazione, una certezza, chiamatela come volete, che non mi ha mai abbandonato sin da quando ho incominciato a essere adulto.
Allo scrittore piacerebbe poter cogliere qualcosa di veramente universale, e negli anni ho scorribandato in lungo e in largo nelle scienze e nelle culture, ottenendo solo altri dubbi che si sono affastellati su quelli con cui ero già nato.
Oggi so che quando morirò dirò a quelli che mi saranno vicini che non vedo l’ora di chiudere gli occhi perché finalmente saprò.

lunedì 9 marzo 2015

Il sì alla vita

Il sì alla vita è encomiabile, e se questo è vero viene encomiato da chi dice sì. 
Ecco quindi che vi chiedo: il mistero divino è veramente divino o è stato chiamato così perché è mistero?
Finiamola!
Abbiamo inventato Dio? Allora sopportiamolo.
E’ lui che ha inventato noi? Allora che ci sopporti e ci insegua.
Siamo anche immortali.
La fregatura perenne dell’uomo è la sua cultura. Che senso ha infatti dire tante cose sulle cose stesse se non si saprà mai a che cosa serve.
Quante cose l’uomo fa senza sapere il perché, i peccati più crudeli, le ipotesi più ardite, le domande più insopportabili che spesso risparmia, non veduto.
Però egli reagisce e pensa di pensare e lo fa male, in un modo disarticolato e discutibile, ma lo fa.
Pensa perché è parte della stessa cultura che produce, pensa perché la cultura dell’uomo è la sua trappola.
Infatti, dopo tutte le apparizioni possibili, consumato il bello e distinto il brutto, il mondo da enigma diventerà risposta per le moltitudini.
Ogni cosa dipenderà bene dall’altra, così in profondo come in superficie. Di fronte a tale perfezione Dio non servirà più e l’uomo, finalmente solo, si adoprerà per dare una continuazione sempre più felice a tutto questo.
Le crepe non si vedranno più. Tutto è quindi bene ciò che finisce bene.
Vado a letto e spero proprio di non morire stanotte, perché la conoscenza ha bisogno di tempo”.

La programmazione della paura di vincere

Ma perché avete di queste paure? Perché vi hanno insegnato ad averle; siete stati programmati così.
Come sapete, quando avevate tre o quattro anni non eravate così incerti come oggi. Anzi: ve ne andavate in giro a scoprire cose sempre nuove. Eravate pieni di gioia e il vostro spirito era avventuroso; in definitiva amavate la vita, e senza alcuna condizione.
Era quello il segreto della felicità e voi lo conoscevate bene, anche se non razionalmente. Ma da una certa età in poi siete cresciuti o, meglio, vi hanno detto che era ora di crescere, quindi giù con frasi del tipo “è ora di crescere”, “questo è da bambinetti”, “non è più il momento”; vi dicevano che dovevate camminare, parlare e comportarvi come i grandi, altrimenti c’era il sospetto di non essere né accettati né amati. E così avete iniziato a fare quello che vi dicevano per la paura di non essere più amati e avete cominciato a provare un senso di inadeguatezza.
Ci siamo? Volete ancora avere paura? O tutto questo adesso vi fa schifo?
Il filosofo greco Platone diceva che ci sono alcune idee che di fatto sono da definirsi “pericolose” perché ci vengono inculcate dalle persone di cui ci fidiamo, magari perché questo è successo quando eravamo giovani, ingenui o in un periodo di particolare vulnerabilità. Ma la cosa grave sta nel fatto che queste idee in seguito possono esercitare influenze malsane e che poi noi ci ostiniamo a difenderle perché erroneamente crediamo che siano nostre, che ci appartengano. Invece sono delle “camicie di forza” mentali.
Bisognerebbe essere bravi a identificare presto tali idee e farle riaffiorare dai recessi del nostro “Io” proprio lì dove se ne stanno nascoste, e buttarle fuori di noi. 
Per fare questo c’è un solo metodo che si chiama dialogo. Tu devi sapere, insomma, se una cosa è tua oppure non lo è. Di solito non avete grossi problemi a capire quando state per sbagliare, ma non desistite dal farlo perché non siete capaci di trovare una giustificazione etica al riguardo e avete quindi spesso bisogno di nuovi modelli di pensiero da imitare. Focalizzarsi quindi sul momento presente e guardare al futuro, ma attenzione che focalizzarsi troppo sul presente e programmare troppo il futuro è l’unico modo per non cambiare proprio niente e restare nel passato.
 Se vi concentrate sulle cose brutte diventate brutti a vostra volta, ve l’ho già detto. Bisogna capire e imparare ad apprezzare il bene, sguazzarci dentro come fanno i bambini nelle piscinette del giardino.
Prima il primo passo è fatto e prima arriverete ad avvertire quella nuova sensazione, quel momento fantastico creato e sostenuto dalla consapevolezza di aver iniziato. Cercate di mantenere viva quella sensazione per innescare irreversibilmente il cambiamento.
Sì, perché una volta iniziato a cambiare non c’è scampo, si può solo continuare. Allora chi non prova fallisce in partenza. Voglio chiarire il significato di “provare”. Io ho un solo hobby: suonare il violino. E, come del resto per tutto, compresi i falsari di banconote o l’apprendimento delle lingue straniere, per arrivare a suonare bene il violino bisogna ripetere ripetere ripetere. Ora: ripetere che cosa? Ma i passaggi più difficili, naturalmente. E solo quelli, visto che il resto viene di già. Se tu suoni bene un determinato brano ma ti fermi sempre allo stesso punto che non ti viene devi studiare solo quel punto e tralasciare tutto il resto fino a che non lo padroneggerai. Lo stesso è per i vostri tentativi di miglioramento. Individuare i punti deboli, che di solito coincidono con i punti chiave, e lavorare solo su quelli.
Pensate, se può aiutarvi, a colui che è stato probabilmente il più famoso e conosciuto retore greco, Demostene, che quando era bambino era talmente balbuziente da far disperare i suoi genitori che non credevano fosse un bambino normale. Di suo aggiunse che da grande voleva fare l’oratore. Sarebbe stato come se il piccolo Dracula avesse detto al papà che da grande voleva fare il primario del Laboratorio analisi dell’ospedale. Demostene  stesso riferisce di corse mattutine in riva al mare per aumentare la sua capacità polmonare (all’epoca i microfoni non erano disponibili!) e dei sassolini che metteva in bocca per migliorare l’eloquio.
 Le paure che avete derivano dal fatto che volete essere amati e accettati, e per farlo seguite delle avvertenze di comportamento. Ogni tanto penso che tutto questo va bene, perché si chiama civiltà, ma spesso penso anche che bisognerebbe avere il coraggio – e anche un po’ di incoscienza, diciamolo chiaro – di dare un bel calcio a tutto, per romperlo e poi ricostruirlo meglio.
Il problema degli adulti è l’indispensabilità. Sapete tutti che una volta Winston Churchill disse che i cimiteri sono pieni di persone indispensabili e che qualche manager colto ha tradotto anni dopo dicendo che l’indispensabilità del singolo individuo è il difetto del sistema. Provate a prendere un catino e a riempirlo di acqua fin quasi all’orlo. Poi inserite la vostra mano dall’alto e toglietela. Fatelo due o più volte e vedrete che l’effetto provocato da questi movimenti sull’acqua sottostante è sempre lo stesso e che soprattutto il tempo di riassestamento è sempre uguale. Ecco: è questo l’effetto che la vostra mancanza di applicazione costante al cambiamento provoca: qualche ora, qualche giorno, e poi tutto torna come prima.
È del tutto naturale che la paura condizioni in negativo le vostre scelte. Questo è il problema più grave. Infatti, molti di voi staranno già pensando che sarebbe bello estendere al lavoro, per esempio, la passione; oppure anche quell’ossessione spiegata da tutte quelle piccole cose come l’arrivare puntuali o addirittura prima degli altri, essere ed esprimersi in modo preciso oltre misura, il prevedere gli effetti di una cura maniacale per il particolare, che rende vincenti.
Ma come fare se il vostro lavoro è una schifezza?
Purtroppo per voi è solo una questione di tono. Partiamo dal presupposto che fare una cosa bene occupa lo stesso tempo e lo stesso impegno che farla male; cambia solo il risultato. Ma non potete avere scuse, nel senso che non è vero che chi lavora svogliatamente poi quando si dedica ad altre cose, cioè alle cose che veramente lo interessano, le faccia meglio. È noto a tutti che quando un giovane non va bene a scuola i genitori dicono che se non viene promosso andrà a lavorare; probabilmente per fare un lavoro male, come la scuola. Pensate che Warren Buffett, il miliardario in dollari, disse una volta che se una persona accetta nella vita di fare un lavoro che non gli piace in attesa di uno che gli piace è come non fare sesso aspettando la vecchiaia.
Se la scuola non va, un lavoro che cosa ha di diverso? Nulla. È vero che se prendiamo lavori tra i più umili, come il posteggiatore o altro, c’è chi fa bene o male il suo lavoro ma non possono esistere “grandi” posteggiatori, è altrettanto vero che ogni lavoro è il più facile se fatto male.
Attenzione: nessuna via di mezzo è concessa a chi vuol essere vincente. E chi è vincente? Chi sta bene.
 Non usare mezze misure di solito terrorizza. Uno dei motivi è che si ha paura di ricevere del male o molto più di rado, di farne.

Conosci il tuo mercato?

In tutte le cose, la conoscenza è potere. Ciò è particolarmente vero quando si tratta del commercio di materie prime.
Un trader di successo ha bisogno di sapere molto di più di come ottenere una lettera di credito o di come utilizzare al meglio un contatto o un contratto tra venditori e acquirenti; ha bisogno soprattutto di conoscere il settore con cui sta lavorando dal di dentro.
Se volete occuparvi di trading di zucchero brasiliano, per esempio, è necessario conoscere e capire l'industria brasiliana dello zucchero. Capite bene che ciascun tipo di trading può occuparvi – e di fatto vi occuperà – per una vita intera. Per rimanere all’esempio citato, dovete essere in grado di rispondere a domande come:

1.      qual è la capacità produttiva del Brasile?
2.      chi sono i maggiori produttori?
3.      quando è la stagione di punta?
4.      quali sono i tassi correnti di mercato per lo zucchero brasiliano?
5.      quali le quotazioni?
6.      in quali Borse mondiali?
7.      qual è la volatilità media del sottostante?
8.      qual è la volatilità media del derivato di riferimento?
9.      in quali mercati viene scambiato?
10.    scambiato con che cosa?
11.    che conoscenze personali ho dei principali attori del settore?
12.    qual è il più importante?
13.    come funzionano gli approvigionamenti a livello mondiale?
14.    ...ne ho altre centosei

Molti rischiano di rimanere intrappolati in truffe sullo zucchero perché sono attirati dalle promesse di spedizioni incredibilmente grandi per prezzi ridicolmente bassi. Molte volte il sedicente trader neofita viene truffato perchè non sa che la spedizione promessa è pura fantasia, ma non ha fatto le necessarie verifiche e le domande, anche le più ingenue, perché non vuole far capire di non conoscere affatto il mercato.
Prendiamo il seguente esempio. Un truffatore offre 20 milioni di tonnellate di zucchero brasiliano Icumsa 45 bianco scintillante. Il trader A vuole l'affare, non sapendo che le spedizioni di milioni di tonnellate di zucchero Icumsa 45 sono praticamente impossibili da ottenere per un nuovo acquirente. In realtà, il Brasile produce relativamente poco Icumsa 45, e la maggior parte viene venduta prima del raccolto ai commercianti che lo acquistano sul mercato dei futures. Cosa significa? Che i trader del settore acquistano con piccole cifre, dette margini, le quantità di zucchero presenti nei mercati internazionali e anche quelle presunte in produzione, di fatto acquistando il completo controllo degli strumenti finanziari di copertura finanziaria dinamica. Scambiano poi su altri mercati di tipo finanziario i derivati in acquisto o in vendita realizzando la fissazione del prezzo. Capito? Certo che no, bisogna studiare anni, ed è ciò che fanno i trader seri.
Piccole quantità di Icumsa 45 brasiliano possono occasionalmente ottenute se vi è un surplus dopo il raccolto, ma i nuovi arrivati sul mercato non saranno in grado di assicurare le spedizioni di grandi dimensioni nella loro prima operazione di mercato. A dispetto di questa conoscenza che è abbastanza comune tra i trader, molte persone vengono truffate per milioni di dollari dopo aver tentato di acquistare diversi milioni di tonnellate di zucchero brasiliano Icumsa 45 “scontato”.
 Tutti i prodotti hanno un prezzo, e mentre le piccole fluttuazioni si verificano, e gli sconti possono essere ottenuti con l'acquisto in blocco, i commercianti onesti possono ancora vendere i prodotti a prezzi di mercato. Se il tasso di mercato per lo zucchero è correntemente di 10 centesimi al chilogrammo, un’offerta in vendita di zucchero per 3 centesimi deve essere immediatamente scartata. I truffatori a volte cercano di giustificare il prezzo basso sostenendo che il materiale deriva da un’asta fallimentare, o che il materiale che vendono è “in eccesso”. Non lasciatevi ingannare da tali discorsi.
Ogni merce ha un valore di mercato per la ragione che vi è una domanda.

Se un fornitore ha davvero una merce che vale la pena di vendere a un prezzo più basso non pensa certo di rivolgersi ad un commerciante fino ad allora sconosciuto.  

Segnali di frode finanziaria

La frode sugli investimenti è una delle forme più comuni perché si pone sempre nelle cosiddette “zone grigie” legislative. L'investimento di successo richiede una conoscenza approfondita dei mercati, la conoscenza e la comprensione del campo in cui si sta investendo, il clima che circonda l'industria finanziaria del settore e tutti gli altri fattori pertinenti che caratterizzano un determinato investimento. E' abbastanza comune per i truffatori tentare – molto spesso senza alcuna autorizzazione - di sollecitare investimenti da sprovveduti, sostenendo ritorni incredibili in tempi molto brevi.
I tre segni principali degli investimenti fraudolenti sono:

1) un ritorno incredibilmente alto
2) nessun rischio
3) offerte a tempo limitato.

In riferimento ai ritorni alti e in poco tempo, se l'investimento viene presentato come l'occasione che aspettavate per triplicare i vostri soldi in un anno o cose simili glissateci sopra, è probabile che sia fraudolenta.
I truffatori fanno sempre appello al senso di avidità, e faranno del loro meglio per farvi capire quanto siate fortunati ad approfittare di una speciale opportunità. Non dimenticate che il senso di avidità è un sentimento per il quale i normali confini tra le persone non valgono, nel senso che si è avidi sempre, non importa se colti oppure ignoranti, ricchi o poveri, fortunati o meno, belli o brutti, seri o disonesti; l’avidità passa attraverso tutto.
In riferimento alla totale assenza di rischio, sappiate che il miglior consulente finanziario non parla mai di rendimenti, ma solo di controllo del rischio perchè è l’unica cosa che in qualche modo può controllare, mentre il rendimento è solo un’ipotesi per il futuro. Se vi capita di guardare qualche programma televisivo di finanza e non avete cambiato canale dopo i primi due minuti, vedrete che a molti esperti viene sempre rivolta la stessa domanda: cosa succederà nei mercati finanziari domani o questa settimana? Bene: io non so cosa succederà nei prossimi tre minuti perchè se ad esempio il carry dollaro/euro è adesso fissato a una certa cifra e fra dieci secondi arriva la notizia di un attentato questa cifrà cambierà repentinamente e se io sono in viaggio e ho una posizione aperta su un andamento contrario alla nuova tendenza, posso vedere il mio patrimonio annullato in qualche minuto; sono partito da casa ricco e vi faccio ritorno povero in canna.
I truffatori quasi sempre sostengono che l’investimento da essi proposto  è una “cosa sicura” con rischio zero. Questa del rischio zero somiglia molto a quella del costo zero, che non esiste, e se siete imprenditori non serve che dica altro. In realtà, maggiore è il rendimento possibile, maggiore è il rischio. Alti rendimenti a basso rischio sono un sogno irrealizzabile oppure il risultato di un colpo di fortuna che quindi non è calcolabile e mentre i rendimenti sono ipotetici, il rischio è certo.
L’offerta a tempo limitato viene di conseguenza perché il truffatore vuole i vostri soldi, e li vuole ora, non vuole nè che ve ne andiate né tantomeno vuole che pensiate. Se un’ “opportunità di investimento eccellente” richiede di investire in breve tempo, allora è in quel momento che l'investitore esperto se ne va. Quello che il truffatore sta cercando di fare è di appellarsi alla vostra avidità, poi rassicurarvi che tutto è perfettamente sicuro e poi quando arrivate entusiasti all'affare, farvelo concludere subito. Il truffatore prende i soldi e se n’è andato prima ancora che ve ne rendiate conto.
Vi racconto una storia accaduta a me nella realtà. In prima persona sono caduto come un ingenuo in questa trappola perché avevo ricevuto una mail molto circostanziata relativa a dei contenuti da me inseriti in uno dei miei siti Web e, alla mia risposta altrettanto circostanziata se non di più, loro risposero con domande molto intelligenti, addirittura facendo capire che avevano letto con attenzione tutta la documentazione. Capite bene che se uno vi dice che gli interessa e basta è una cosa, se uno ti dice invece che loro rappresentano un'azienda multinazionale con sedi legali in 26 paesi che opera nel settore del contracting immobiliare internazionale e che in questo momento essa vive una fase di iper-capitalizzazione per cui ha bisogno di investire il circolante, questo può convincere che quanto meno questa gente di qualcosa si intende.
Ora: vuoi per la crisi economica che in quel momento stava attanagliando il mio settore di operatività, vuoi per la mancanza di esperienza, vuoi per l’ansia di avere presto in tasca un affare della madonna, quando il mio interlocutore mi invitò a raggiungerlo il più presto possibile a Parigi, io gli ritelefonai varie volte assicurandomi di risentirlo sempre, e sempre lui rispondeva. Se non rispondeva, mi richiamava sempre dopo pochi minuti dicendomi che non aveva fatto in tempo a raggiungere il telefono. Quando stavo per acquistare i biglietti aerei gli telefonai e lui mi tranquillizzò.
Naturalmente tutto questo si rivelò completamente falso e arrivammo a Parigi con l'aereo delle cinque del pomeriggio, io, un mio socio e anche il mio avvocato. Agli appuntamenti di lavoro particolarmente importanti o a quelli particolarmente equivoci io vado sempre accompagnato dall’avvocato, anche perchè seguo il vecchio detto che è meglio andare dagli avvocati “prima”, piuttosto che “dopo” (non so bene se è un vecchio detto o se l’ho inventato io, ma vi assicuro che funziona).
Scendemmo in un hotel vicino all'aeroporto Charles de Gaulle e ci incontrammo vicino all'Arco del Trionfo dopo aver telefonato almeno cinque volte a questo signore, che si faceva chiamare Alexander, e sentito da lui solo semplici ma confortanti rassicurazioni.
Andammo ospiti in un ristorante algerino dove arrivò lui a bordo di una Porsche facendoci segno che sarebbe andato a parcheggiare; ci raggiunse a piedi e, molto sicuro di sé, parlando anche un discreto italiano con un inconfondibile accento slavo, ci invitò ad entrare e rimanemmo in attesa per ordinare di un suo socio, o almeno così lo aveva qualificato. Quando entrò il socio di fatto ci salutò molto gentilmente ma noi avemmo la chiara e rabbrividente sensazione che si trattasse di un tagliagole. Deve dire che l’avvocato capì immediatamente che si trattava di una truffa internazionale che tra l'altro poi nei giorni successivi ritrovammo anche su Internet come ben conosciuta tra gli esperti e gli addetti ai lavori; l'altro mio amico credo che ancora oggi senta ogni tanto un rimorso piccolo ma resistente che gli dice che forse avremmo potuto approfittarne; io dal canto mio mi convinsi dopo circa dieci minuti della realtà della truffa, anche se mi aiutò moltissimo l'atteggiamento di scherno e di dileggio che l’avvocato aveva adottato verso di loro, nascondendosi comunque dietro un comportamento fintamente interessato e in ogni caso convinto che se qualche gola avesse dovuto essere tagliata sarebbe di sicuro stata la mia. In ogni caso, le occhiatacce che mi rivolgeva erano senz’altro più eloquenti di qualsiasi parola. Questo mi convinse che non valeva la pena di insistere; lo slavo, da parte sua, continuava a citare il socio e offriva tanta disponibilità quanta doveva essere poi la quantità di lacrime che avremmo dovuto versare se ci fossimo cascati.
Per la cronaca, tutto funzionava così: intanto stiamo parlando di gente culturalmente molto evoluta, che ha una approfondita cultura tecnico-economica, poliglotta e che si presenta bene, elegante, esperta dell'attualità e anche delle cose del mondo in varie lingue e, come ben sapete, sono cose molto diverse tra loro e difficili da trovare in una persona sola.
Questi leggono annunci o comunicazioni oppure siti Web dove aziende serie scrivono dei loro progetti d'investimento o scrivono che cercano investitori. Fanno un primo contatto telefonico dove dicono perfettamente nella lingua dell’interlocutore che hanno di fronte che sono arrivati a Parigi o a Londra o a Berlino e che saranno lì per i prossimi dieci giorni, tanto che invitano ad andarli a trovare e, non dimentichiamo, parlano di iper-capitalizzazione, di diversificazione degli investimenti, di applicazioni bancarie e di rendicontazioni analitiche, per cui convincono anche il più esperto dei tecnici, compreso me. Inoltre, si spacciano per rappresentanti di importantissime aziende internazionali di cui ti danno i riferimenti; vai a vedere chi sono e il nome salta fuori oppure, come ho fatto io, con i numeri che trovi sul sito telefoni e le persone che ti rispondono confermano quello che tu hai sentito dalla voce di quell'altro la sera prima. Dicono che adesso Alexander è fuori sede ma che è a Parigi per lavoro... quindi chi si convince abbastanza che la cosa può stare in piedi cade nel tranello perché compra il biglietto e si reca nel posto convenuto.
Il programma si svolge come da copione e loro offrono immediatamente cifre di vari milioni, non chiedendo garanzie ma comportandosi come un capitale di rischio, di fatto chiedendo un semplice piccolo interesse per il primo anno. 
Se tu accetti, ti invitano in un secondo momento in un'altra città europea dove, nella hall di un importante hotel, ti promettono che ti consegneranno in contanti il denaro e che tu in quell’occasione dovrai dare loro l'interesse pattuito per il primo anno ma anticipato (eccovi la trappola).
Nel caso nostro su 12 milioni di euro parlavamo di circa mezzo milione. Non serve dire che quando arrivi a quel momento loro intascano i tuoi soldi e ti danno i loro che sono banconote da 500 euro a pacchetti con sopra banconote vere ma rubate e segnate, quindi inspendibili, dove il resto del pacco è fatto di banconote false o facsimili. Tu non controlli mai perché sei troppo preso dal turbine della truffa e della tua avidità.
Quindi tutte le persone, anche le più evolute e avvedute, possono cadere in questi tranelli; secondo me il motivo è perché sono più di 8000 anni che l'uomo è mosso da due forze: l'ambizione e l’avidità. Seguendo queste due emozioni si fa tutto, anche il male a se stessi.
Da una traduzione dal cuneiforme, e in particolare dal poema di Gilgamesh, leggiamo:

“Samas ebbe pietà andò da lui e parlò a Gilgamesh: (...) Gilgamesh, dove corri? la vita che tu cerchi non troverai. Quando gli dei hanno creato l'umanità la morte hanno stabilito all'umanità, la vita hanno tenuto nelle loro mani. Tu, Gilgamesh, riempi il tuo ventre, giorno e notte rallegrati, ogni giorno fa festa, giorno e notte danza e canta. Sia pulito il tuo vestito, il tuo capo sia lavato, con acqua tu sia bagnato. Rallegrati del piccino che afferra la tua mano, la moglie goda nel tuo grembo. Questo è il compito dell'umanità. L’immortalità appartiene agli dei”.

   












Un uomo che mi ispirò

Correva l’anno 1978 e io frequentavo la terza media da qualche settimana, visto che eravamo in Ottobre. Eravamo poco dopo del già allora  tristemente famoso sequestro Moro, e il mio amico di sempre mi chiamò dalla strada. Mi disse che nella sala comune del Municipio un tale professor Pizzolato, il famosissimo e temutissimo professore di storia e filosofia del Liceo avrebbe tenuto di lì a qualche minuto una prolusione in merito all’uccisione dell’onorevole Aldo Moro e alla barbara esecuzione della sua scorta. Una prolusione ad ingresso libero, evidentemente, e rivolta alla cittadinanza. Il mio amico mi disse anche che sarebbe stato un bene che io vi partecipassi perchè comunque sarei dovuto passare due anni dopo sotto le forche caudine di quel professore, cosa di cui all’epoca non mi rendevo conto e che avrei in seguito provato sulla mia pelle rendendola un’esperienza durissima ma indimenticabile.
La sala era piena e io non ricordo per nulla quello che il professore disse, anche perchè ero un adolescente iperormonato che, come tutti i miei coetanei, più che prestare attenzione alle conferenze, guardava le compagne di classe presenti sperando di essere notato in qualche modo.
Tuttavia ricordo un passaggio: il professore disse ad un certo punto che il crimine passa sopra le teste degli sciocchi e degli ignoranti, ma che non deve – e non può – passare sopra le teste dell’uomo colto, perchè costui ha in sè o è comunque in grado di trovare la forza di contrastare il crimine ergendosi contro di esso con la sua cultura e difendendo la povera gente.
Il discorso fece il suo effetto.
La conoscenza è l’unico strumento che può fermare il male. 

Il problema etico alla base dell'economia

Il problema di base dell'etica dell'economia sono le asimmetrie informative. 
Sono una funzione fondamentale nella storia dell’umanità e coloro che pretendono di comprendere tutto in un paio di minuti, se da un lato conforta coloro che credono con questo di non perdere tempo, dall’altro può portare alla catastrofe perché esiste il rischio di non capire nulla o, peggio, di farsi l’idea sbagliata che è un problema in quanto dalle idee poi vengono prodotti i giudizi.
L’asimmetria informativa sta alla base del progresso dell’umanità. 
E’ una condizione in cui l’informazione  non viene condivisa integralmente o nello stesso tempo tra due o più parti di un processo. Se è così, una parte dei soggetti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto dei partecipanti e può ricavare un vantaggio da questo fatto. Tutti sanno che si tratta di un concetto utilizzato in maniera massiccia in economia e nei mercati finanziari e coloro che in vari modi hanno tentato di spiegarlo in teoria hanno preso il Nobel per l’Economia, come Akerlof e Stiglitz.
Per spiegare i differenti comportamenti dei soggetti si suppone la presenza di asimmetrie informative. Dai tempi di Adamo ed Eva se l’universo esiste da circa 13 miliardi di anni e la vita sulla terra da circa uno, questo non serve a nulla saperlo perché l’uomo in quanto tale allora non esisteva ancora. Basta infatti andare indietro di 20.000 anni e l’uomo certamente non parlava. Poi invece ha iniziato, e nessuno sa come, ma da quel momento, e forse anche da prima, egli sapeva che doveva sapere una cosa in più degli altri per sopravvivere e dopo, quando la pancia fu piena ogni giorno e quindi iniziarono le civiltà e le arti, seppe anche che poteva vivere bene solo sapendone una di più. Se io so come si utilizza il fuoco, che brucia ma se lo sai usare è una cosa buona e utile, ho maggiori possibilità di salvezza non solo dagli animali che vogliono fare di me il loro pranzo, ma anche dagli altri miei simili che non lo sanno ancora; e mi impongo come loro capo.
Arrivando all’oggi è evidente che, soprattutto nei mercati finanziari, sapere una cosa una frazione di secondo prima degli altri consente a chi la sa di fare operazioni che lo porteranno in vantaggio, ma tutto ciò deriva da lì, cioè da quando l’uomo era poco più di un primate uscito qualche milione di anni prima dalle acque urlando contro il cielo stellato che lui era l’uomo e che per questo la sapeva più lunga degli altri esseri viventi.
La presenza di asimmetrie informative spiega anche la nascita delle prime civiltà e della schiavitù; c’era chi diceva che le cose stavano in un certo modo e altri, meno informati, appunto, che gli davano ragione. E così via per tutti i processi sociali e anche per le arti. 
Scorribandando nella storia dell’umanità vedo che Michelangiolo riteneva di sapere più cose dei suoi contemporanei, Papa Giulio II compreso, e portava avanti le sue idee sulla base di informazioni che solo lui aveva; e così Johann Sebastian Bach, tanto per restare tra i giganti. Qualche fisico molti anni più tardi scoprì che forse la struttura dell’universo era fatta in un certo modo e vorrei possedere una penna più felice per descrivere ciò che deve aver provato quando si trovò alle tre del mattino in laboratorio a sapere una cosa che in quel momento nessun’altro sulla terra sapeva.
Anche la politica funziona così: io so che tu non sai, e quindi ti spiego io come si fa; stessa cosa per le missioni e le spedizioni militari di pace, adatte a portare informazioni mediate dalle non informazioni che generano le nostre asimmetrie che alla fine portano la gente a non capirci più niente e, nei casi tragici, a morire per questo.
I risparmiatori preferiscono ricorrere ai servizi di investimento offerti dalle banche pur sapendo che sono più costosi. Le banche possiedono infatti informazioni migliori su un maggior numero di possibili investimenti e la minore conoscenza da parte del risparmiatore lo indice quindi a ricorrere a un operatore specializzato nella raccolta e nell’elaborazione dell informazioni circa i possibili modi di investire il denaro, pensando in cuor suo in buona fede una cosa razionale, ben calcolata e calibrata come “…che dio ce la mandi buona!”

L’accesso differenziato alle informazioni è il problema etico dell’economia per eccellenza. 

Inizio

Vorrei che questo fosse un bell'inizio.
Mi occuperò in questo blog di economia, finanza e indifferenza. Sì, proprio quell'indifferenza che nasce o dalla mancanza di comprensione delle cose oppure dall'ignoranza - nel senso che non ci se ne occupa - di quelle stesse cose.
La mia attività da sempre si svolge al di fuori dell’accademia.
Conviene andare a vedere le cose da comprendere con la ragione o con la fede razionale, che tanto altro tipo di fede non può esistere, visto che la proviamo soltanto noi, esseri razionali e non gli altri esseri, come ad esempio gli animali. Il concetto è detto bene dalla poetessa polacca Wislawa Szimborska, Premio Nobel, la quale in una sua poesia diceva che l’orca ha un cuore che pesa cento chili ma che non può usarlo per natura, e ne è contenta, al di là della sua semplice funzione fisiologica. Quindi un cervo autocritico o una gallina buddista non si danno. 
E poi: ne vale la pena?
La nostra vita tra le persone sembra essere un percorso logico descrivibile come una tensione tra risonanze concettuali, echi di memorie, vibrazioni di pensiero del genere più vario, colori e percorsi di luce e di buio. Lo studio delle frequenze naturali appartenenti alle valutazioni morali e tra queste al giudizio ci apre la mente della ricerca speculativa e scientifica a molte nuove porte attraverso cui è possibile raggiungere una migliore conoscenza di questi fenomeni.
Attraverso questi nuovi passaggi giungono a noi sprazzi di sapere, di informazione e anche alla fine di verità davvero incontaminati dall'inquinamento filosofico delle generazioni passate e anche da quello della mente razionalistica che pure deve essere usata per ricondurre tutto questo all'evidenza.
Attraverso lo studio di queste frequenze morali giungono a noi informazioni di pensieri e impressioni appartenenti a mondi apparentemente lontani o irraggiungibili perché oramai distrutti, ma che restano e sono effettivamente rimasti a noi collegati intimamente per mezzo di analogie e di risonanze per le quali microcosmo e macrocosmo si compenetrano e convivono, pulsano e soprattutto vibrano nella dinamica di quell'unico respiro che unifica la più piccola delle particelle subnucleari al più grande dei corpi celesti.
Frequenze morali e informazioni economiche. Molto spesso la loro interferenza produce esiti scontati, altre volte veri disastri e, se vale l’etimologia citata da George Steiner, dove “disastro” significa “pioggia di stelle”, in questo caso si tratta di stelle pesantissime e non gestibili.
Un’inconciliabilità di base si intravede subito; parliamo infatti di una disciplina filosofica che trae le sue origini – come tutto da noi in Europa - dal pensiero greco e che estende i suoi significati più propri al comportamento dell’uomo in mezzo agli altri e di un’altra materia, l’economia, appunto, che, intesa per ora in senso lato, garantisce il suo risultato sulla base dell’analisi di cicli di comportamento soprattutto collettivo delle società al fine di ricavarne una previsione e di asimmetrie informative la cui presenza non solo non viene dichiarata dai protagonisti dei mercati, ma viene taciuta per utilizzarle in anticipo su tutti gli altri.