Fare bene le cose costa, così come costa molto mangiare, bere e vestirsi come si
deve. Lo stesso succede
quando si desidera vivere bene: si può pensare di desiderare un qualcosa che in
realtà non vogliamo.
Se una persona non è
felice di come la sua vita sta andando, tutto sommato gli va bene così. Può
infatti chiedere aiuto, riceverlo o semplicemente chiedere a se stesso di
cambiare, anche perché il modo migliore per prepararsi e decidere di fare una
cosa è farla. Si può decidere a qualsiasi età, ma è consigliabile, se l’età va
troppo avanti, dimenticare o cancellare dai nostri discorsi i modi condizionali
dei verbi perché il mondo è pieno di persone che, dopo essersene rimaste sedute
per trent’anni o più sulle loro mutande un bel momento si alzano e dicono avrei
saputo, avrei potuto, avrei voluto, ormai è troppo tardi, oppure quella frase
odiosa che dice: “perso per perso” (per 3,14 che è la circonferenza della
merda).
Per incominciare a
essere felici è sufficiente scoprire se stessi, ma questa può essere una cosa
molto pericolosa per il motivo più semplice: crediamo di aver capito chi
veramente siamo e magari è tutto falso perché molto spesso ci succede di
pensare di noi stessi cose che non sono vere.
Bisognerebbe anche,
per farlo bene, capire che cos’è la felicità, ma questo è un altro discorso.
Da dove si incomincia
a essere felici? Dallo studio del proprio passato.
Però qui dovreste
essere degli scolari distratti perché dovrebbe trattarsi di uno studio
svogliato, impreciso e sfocato, come solo può essere lo studio di qualcosa che
ci riguarda e che è accaduto molto tempo fa, anche perché il nostro ricordo non
è solo un ricordo, ma il ricordo di un ricordo di un ricordo (Simon, 1991), perciò
lasciamo perdere.
Con il vostro passato
è meglio lasciar perdere. Quando siete nati Dio o l’evoluzione vi hanno mandati
in terra nudi come animali ma con un sacchetto sulle spalle e vi hanno chiesto,
solo chiesto però, ed educatamente, per giunta, di riempirlo di ogni cosa voi
riteneste tornasse utile – e già questo fu un errore, fidarsi del vostro
giudizio! - ma ormai: Dio se vi ha creato significa che vi vuole bene - se
invece vi ha creato l’evoluzione, diciamo che non gliene importa molto di voi
–, quindi vi fu chiesto di riempirlo di esperienze, di lezioni e di altre cose
interessanti, ma vi fu anche detto di non metterci dentro lo sconforto, il
dolore, la pena e la sofferenza. E voi avete fatto
l’opposto!
Avete messo dentro a
quel sacco tutti i disastri che avete subito o di cui siete stati artefici, ma
avete lasciato le lezioni fuori.
Qualcuno vi ha
umiliato quando eravate bambini dicendo brutte cose su di voi o sui vostri
genitori? Dentro il sacco.
Non avevate i genitori
o ne avevate solo uno e qualcuno si è permesso lo stesso di dire qualcosa?
Dentro il sacco.
Qualche volta avete
fallito, magari siete stati anche bocciati al Liceo? Dentro il sacco.
Vi siete sposati con
una persona che è sì il vostro amore, ma non un amore così grande? Dentro il
sacco.
Avete avuto un rifiuto
da una ragazza – o da un ragazzo – che vi piaceva? Dentro! Una cosa: siete
sicuri che gliel’avevate chiesto o che lui o lei avesse davvero capito le
vostre intenzioni? Sì? Mah!
È chiaro adesso che
quando vi incontro e vi chiedo “come va?” mi guardate torvo e sorridete amaro;
la vita è un disastro. Ma attenzione: la vostra vita è un disastro, non la mia.
Allora, la vita che
avete sprecato è vostra ma anche un po’ mia perché ogni uomo vive per gli
altri, e questa è la sostanza della dignità, dio o non dio. E perché allora
volete darmi un dispiacere?
Nella vita avete
dimenticato tanto, lo avete fatto per l’interrogazione di matematica, per i
fiori al compleanno di vostra sorella e allora, per cortesia, dimenticatevi
anche di ciò che vi ha sempre detto la mamma o di quello che avreste voluto
vedere o sentire dal papà e che invece non ha mai fatto perché ormai non ha più
alcuna importanza.
Non ha alcuna
importanza ormai ciò che vi è successo perché se continuate a vivere nutrendovi
del passato non avete spazio mentale per vedere il futuro che vi aspetta e che
per la maggior parte sarà fatto di cose che avrete saputo farvi da soli.
Noi tutti abbiamo la
tendenza a vivere nel passato e per me questa è una colpa.
Il nostro paese vive
ancora nel passato: quando si gioca a calcio si pensa a quando abbiamo vinto i
mondiali e a quanto è stato bello e tra l’altro diciamo “abbiamo” mentre il
modo corretto sarebbe “hanno”, perché mentre i calciatori giocavano voi eravate seduti a guardare la
televisione.
Quando si parla di
lavoro si parla di tasse e non di profitti.
Quando si scopre per
la prima volta un paese estero si dice subito che i suoi abitanti e le loro
abitudini sono migliori delle nostre, di solito conoscendo male le loro e
malissimo le nostre.
Fino a quando
continueremo ad incolpare gli altri di cose che noi faremmo volentieri? Facile
soprattutto dirlo.
Dimenticare il passato
non significa non imparare da esso. Per riuscire a farlo bisogna prendere il
sacchetto – quella roba di prima, quella piena di schifezze – e rivoltarlo
sottosopra.
Guardate la roba che
ne fuoriesce: qualcosa si romperà, qualcos’altro rimbalzerà, ma una cosa sarà
evidente: di tante cose non vi ricorderete più.
A questo punto sarebbe
facile chiedersi: come possono servirmi queste esperienze? Ma non è una domanda
giusta e la cosa, poiché non sapreste mai trovare la risposta, si concluderebbe
come un’altra esperienza negativa da aggiungere e con cui riempire un nuovo
sacco.
No. Ci si dovrebbe
chiedere invece: a che cosa possono servire queste esperienze per gli
altri?
Gli altri. Gli altri
sono la chiave di tutto.
Chi più dà più riceve,
e non lo dice il parroco, ma chi vive bene e sta bene con se stesso, anche
senza tanti soldi, visto che se leggete questo blog i soldi non vi interessano.