lunedì 9 aprile 2018

La logica finanziaria dell'investimento in diamanti


Il Diamante si quota su listini ufficiali pubblicati i quali, pur venendo emessi da aziende distributrici private (ma è lo stesso anche per quelli all’ingrosso: Rapaport ad esempio è a capo di una multinazionale del diamante) di fatto esprimono un prezzo che sconta – cioè comprende in sé – tutti i costi e gli oneri relativi all’immissione sul mercato del bene.
Per il Diamante, inoltre, non c’è un modello finanziario; applicare quindi un ragionamento di tipo finanziario al diamante così come lo conosciamo in Italia è improprio perché non sono ad esso applicabili concetti finanziari come rendimento, cedola, interesse e tutte quelle cose che appartengono per legge ai prodotti finanziari, cosa che il Diamante non è. E’ inoltre dimostrato dalle serie storiche che un diamante conservato per il lungo periodo esprime un incremento ben superiore a quelli espressi da qualsiasi altra classe di investimento e le sue performances sono giustificate anche perché viene scambiato in dollari americani, motivo per cui c’è una correlazione inversa tra dollaro e materie prime, nel senso che quando il primo è forte, la materia prima scende di prezzo e viceversa, per cui chi investe con conoscenza perde raramente il valore del suo denaro. I diamanti conservati per periodi inferiori a 5 anni esprimono incrementi inferiori ma comunque molto al di sopra di prodotti di simile durata.

Per fare degli esempi basati sulle analisi dei prezzi Rapaport dal 1992 al 2017 del Centro Studi IDD e scontando il cambio euro/dollaro nello stesso periodo:
·       i Diamanti da ct 0,50, considerati sulle principali classi di purezza e colore hanno avuto un rendimento nel periodo del 37,38% che significa un 6,23% all’anno
·       i Diamanti da ct 1,00 considerati sulle principali classi di purezza e colore hanno avuto un rendimento nel periodo del 38,93% che significa un 6,48% all’anno
·       i Diamanti da ct 3,00, considerati sulle principali classi di purezza e colore hanno avuto un rendimento nel periodo del 76,38% che significa un 12,73% all’anno.
Se invece prendiamo un periodo più breve, cioè gli anni compresi tra il 2011 al 2015, periodo in cui la crisi economica in Occidente ha vissuto la sua fase più acuta, vediamo che:
·       i diamanti da ct 0,50, di purezza IF e colori da D a H hanno avuto un rendimento nel periodo del 13,74% che dà una media dell’2,74% all’anno;
·       i diamanti da ct 0,50, di purezza VVS1 a SI1 e colori D hanno avuto un rendimento nel periodo del 21,11% che dà una media dell’4,22% all’anno
·       i diamanti da ct 1,00, di purezza IF e colori da D a H hanno avuto un rendimento nel periodo del 9,17% che dà una media dell’1,83% all’anno
·       i diamanti da ct 1,00, di purezza VVS1 a SI1 e colore D hanno avuto un rendimento nel periodo del 19,26% che dà una media dell’3,85% all’anno.
L’esame del grafico qui sotto, redatto sulla base dei dati forniti da Rapaport e quindi pubblici, conferma la stabilità delle quotazioni e evidenzia il positivo andamento storico del Diamante da Investimento (Ct 0,50 in comparazione con quello di altre classi di investimento e l’inazione). Il periodo è compreso tra il 2003 e il 2016.



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