Correva l’anno 1978 e io frequentavo la terza media da
qualche settimana, visto che eravamo in Ottobre. Eravamo poco dopo del già
allora tristemente famoso sequestro
Moro, e il mio amico di sempre mi chiamò dalla strada. Mi disse che nella sala
comune del Municipio un tale professor Pizzolato, il famosissimo e temutissimo
professore di storia e filosofia del Liceo avrebbe tenuto di lì a qualche
minuto una prolusione in merito all’uccisione dell’onorevole Aldo Moro e alla
barbara esecuzione della sua scorta. Una prolusione ad ingresso libero,
evidentemente, e rivolta alla cittadinanza. Il mio amico mi disse anche che
sarebbe stato un bene che io vi partecipassi perchè comunque sarei dovuto
passare due anni dopo sotto le forche caudine di quel professore, cosa di cui
all’epoca non mi rendevo conto e che avrei in seguito provato sulla mia pelle
rendendola un’esperienza durissima ma indimenticabile.
La sala era piena e io non ricordo per nulla quello che il
professore disse, anche perchè ero un adolescente iperormonato che, come tutti
i miei coetanei, più che prestare attenzione alle conferenze, guardava le compagne
di classe presenti sperando di essere notato in qualche modo.
Tuttavia ricordo un passaggio: il professore disse ad un
certo punto che il crimine passa sopra le teste degli sciocchi e degli
ignoranti, ma che non deve – e non può – passare sopra le teste dell’uomo
colto, perchè costui ha in sè o è comunque in grado di trovare la forza di
contrastare il crimine ergendosi contro di esso con la sua cultura e difendendo
la povera gente.
Il discorso fece il suo effetto.
La conoscenza è l’unico strumento che può fermare il male.
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