Le storie appena finite mi fanno pensare con tristezza alle storie
che inizieranno, è una tristezza che crea disordine non solo nelle mie paure di
bambino ma anche nei miei tormenti fisici, un disturbo a quel contenitore che
gli uomini si ostinano a chiamare corpo e che invece per me è soltanto un
impedimento, un ostacolo per il mio spirito nell'esistenza del quale, senza
dubbio, ho deciso di credere.
Io credo di avere uno spirito per la mia impossibilità di fermare
il tempo ad ogni istante.
Tutti, e quindi anch'io, vorrebbero fermare il tempo ma ci si
accorge in seguito che tutto sommato non serve a niente.
Poi, magari dopo giorni, ripensando a quei momenti di ferma che
come un peso mi opprimono il petto e la gola, mi piace tornare a tormentare
quel ricordo dell'istante che mi sarebbe servito per lucidare nella mente i
miei tempi andati.
Gli istanti, allora, sono due, ma non si possono fermare due
istanti per volta, neanche nella memoria.
E poi ci sono anche i momenti. E i minuti. No, no, troppo in fretta, tutto va troppo in fretta, tanto tempo
passato a contare i minuti e adesso mi compaiono davanti, un po' mossi, ma
tutti.
Una volta accettato in coscienza che viviamo nel nostro tempo, le
ore e i giorni diventano preziosi, ma guai a contarli! Perché potremmo scoprire
che non sono tutti uguali e che la loro durata è diversa. Non solo: potremmo
scoprire che non se ne stanno tutti in fila, diritti e ben disposti, ma un po’
curvi e irregolari, forse per dare al tempo la possibilità di infilarsi e dopo
un enorme giro su se stessi di farli ritornare, un giorno.
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