mercoledì 25 marzo 2015

Una lezione di vita

Un giorno durante uno dei miei viaggi di lavoro in un Paese in via di sviluppo mi capitò di fermarmi con la macchina a noleggio per far passare un gregge di pecore.
Poiché il posto era molto selvaggio, ma di un'assoluta bellezza e io ero in transito ma avevo terminato i miei impegni, fermai il motore e mi godetti il passaggio di pecore e capre. Mi fermai anche a chiacchierare con uno dei tre pastori che mi diceva di avere la famiglia parcheggiata in un camper a poca distanza da lì. Quando mi accomiatai la mia auto non voleva saperne di partire. Feci il numero di telefono di emergenza e mi dissero che avrebbero potuto venirmi a prendere solo l'indomani. Poiché la mia difficoltà era evidente, i pastori se ne accorsero e mi chiesero se avessi voluto partecipare con loro alla cena e quindi fermarmi anche a dormire lì. Che potevo fare? Accettai volentieri, visto che eravamo ormai all'imbrunire.
Così mangiai agnello e ogni ben di dio e dormii comodissimo in uno dei camper che, fornito anche di doccia, mi consentì di non trascurare nemmeno l'igiene personale. Il giorno dopo i soccorsi tardarono a tal punto che dovetti fermarmi con i pastori anche per il pranzo e la cena e quindi anche una seconda notte. Il terzo giorno la voce al telefono mi disse che sarebbe arrivato qualcuno verso le sei del pomeriggio, quindi un altro pranzo in compagnia di quelle anime.
Quando l'auto sostitutiva arrivò io non volevo mettere in imbarazzo i miei straordinari ospiti offrendo loro denaro e quindi gli proposi di regalargli quelle poche vettovaglie che portavo con me. Il primo pastore mi ringraziò ma mi disse che per loro la più grande povertà di un uomo è non avere nulla da offrire. Quindi loro erano a posto, e anch'io.

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