Esistono ancora i beni
rifugio?
Relativamente a cosa siano i beni rifugio non esiste
una definizione chiara ed univoca. Qualunque cosa siano l'unico dato certo
consiste nella loro caratteristica di conservare il loro valore intrinseco senza
subire svalutazioni nel tempo.
Sotto certi punti di vista il periodo
che stiamo vivendo è anche peggiore rispetto al culmine della crisi economica,
che ormai appartiene ai ricordi del 2008. Troppi i fattori di volatilità dei mercati che spingono alle
speculazioni sui prodotti o sulle piazze più deboli, come i sistemi bancari
intossicati oppure come il lentissimo rialzo dei tassi di interesse statunitensi – che saliranno sì ma “in modo graduale”,
come ha detto la presidente della FED, Janet Yellen. Gli investitori, proprio
come nelle fasi iniziali della crisi, vanno verso i cosiddetti beni rifugio. Si
tratta di investimenti che non danno interessi immediati ma promettono di mantenere il loro valore ed eventualmente di generare guadagni
sul medio-lungo periodo.
Quali sono i pro e
i contro?
Come proteggere i risparmi di una vita in tempi di crisi? La scarsa fiducia nello Stato, la paura che la banca possa
improvvisamente risultare nullatenente, la scarsa fiducia nei mercati e nella
politica economica dei vari paesi fanno ripiegare sui beni rifugio. Ma la paura è sempre una
cattiva consigliera, specie nelle scelte di investimento. Ecco come
muoversi tra oro e
diamanti, valute straniere, immobili e opere d’arte.
Oro Ormai le quotazioni dell’oro tendono a scendere quando
i tassi risalgono e, navigando intorno ai 1.260 dollari l’oncia, individuano il metallo giallo come il
miglior asset del 2016: dal primo gennaio ha guadagnato il 17%, anche se potrebbe non durare molto.
Non solo: gli ETF, cioè i fondi di investimento a gestione passiva negoziati
come azioni, sono tornati a crescere ma anche la domanda concreta di oro,
per esempio dalle banche centrali, che se ne 2015 è nel complesso leggermente
calata in realtà oggi è tornata a crescere.
Diamanti Se per molti
analisti i beni rifugio non esistono più, le
dinamiche sono confuse. Le quotazioni di diamanti è per esempio
in costante rialzo da oltre vent’anni, in contrapposizione
all’inflazione, con una stabilità credibile e unica nei mercati dei beni illiquidi.
Sono una risorsa in via di esaurimento. In Italia i diamanti sono inoltre
esenti da tassazione sul capital gain e costituiscono un utile strumento di
gestione delle successioni; sono di fatto una valuta internazionale che
concentra enorme valore in pochissimo spazio. Altre indagini raccontano, sulla base delle
informazioni del Rapaport Diamond Index, uno dei listini di riferimento dei
mercati all’ingrosso, di un crollo del 60% in termini reali negli ultimi trent’anni. Tuttavia
bisogna stare molto attenti a fare calcoli del genere. Per esempio, se vi
diciamo che un carato di massimo livello di colore e purezza costava nel 1978
6.100 dollari e oggi 22mila, è vero che considerando l’inflazione di questo
periodo la perdita è stata di circa il 40%, ma poiché i diamanti sono quotati e
scambiati in dollari, l’andamento dei cambi ha completamente sterilizzato queste
supposte perdite, per cui la prima cosa è l’informazione corretta, che
purtroppo non è per tutti. Il mercato dei diamanti è comunque ricchissimo ed estremamente complesso:
i diamanti non sono ovviamente tutti uguali, il valore dipende dall’incrocio di colore, purezza e taglio. I migliori sono pochissimi,
meno del 2% del tagliato complessivo mondiale e le quotazioni variano dunque in
funzione di questi parametri e ovviamente di molti altri.
Immobili Oro e diamanti comunque
non sono un’abitudine di risparmio per gli italiani, che sul mattone mettono da
sempre il grosso dei loro portafogli. Il 2015 è stato l’anno della ripresa per gli immobili con un fatturato
cresciuto del 3,7% circa e più o meno in tutta Italia. Parallelamente al
mercato immobiliare c’è quello dei mutui che sono raddoppiati rispetto all’anno precedente: per l’Abi
+97,1% per un importo erogato di 49,8 miliardi di euro. Nel 2013 erano stati
19, nel 2014 25,2.
Opere d’arte Investire in arte diventa redditizio su tempi molto lunghi e su
autori e opere specifiche. In generale, il mercato dell’arte
mondiale vale circa 13,5 miliardi di dollari. Il problema è che i
primi dieci artisti trattati ne generano un terzo. L’arte contemporanea, pur
valendo solo il 13% del fatturato globale, è il segmento più vivace. Dal 2000 si è moltiplicato per 18
volte e l’indice
dei prezzi delle opere degli artisti nati dal 1945 è passato in un decennio da
100 a 138 con punte superiori a 150. Il mercato italiano, secondo Artprice,
vale meno di mezzo punto percentuale. Ma il mercato è vivace e, se l’acquisto è
corretto, il valore rimane stabile, sottraendosi ai deliri finanziari. E anche
i piccoli risparmiatori possono avvicinarsi a lavori certificati e quotati senza
farsi spaventare. Il punto è, relativamente a tutti i beni rifugio, che bisogna essere finissimi
conoscitori: scegliere l’opera e l’autore giusto può essere
difficile quanto acquistare un diamante di qualità o capire come funziona il
mercato dell’oro.
Valute Le valute sono ovviamente beni rifugio anomali per la loro estrema volubilità e per
la forchetta molto ampia fra rischi e guadagni sul Forex, che è il mercato
internazionale dei cambi. Solitamente le si indica come tali durante le crisi
finanziarie sperando che le più forti riescano a conservare il loro potere
d’acquisto durante le turbolenze.
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